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MessaggioTitolo: La fata del sorriso   La fata del sorriso Icon_minitimeDom Set 11, 2011 11:12 am

la Fata Del Sorriso
dalle "Historie Fortebrazziane"

La fata del sorriso Morgana

Si narra che questa storia o leggenda sia un fatto accaduto nella nostra terra in epoca lontana, ma non troppo, quando l'uomo aveva più consapevolezza dei fatti della natura e del tempo da lei regolato per tutti gli esseri viventi, egli compreso.

Prologo
Era una mattina presto di inizio estate, poco prima che sorgesse il sole, quando un giovane messere sul diciottesimo anno chiamato Fortebraccio , soprannome dato in merito alla robustezza acquisita con il duro lavoro della terra, si recava al lavoro nei campi del suo signore. Era il secondo figlio di una povera famiglia di contadini che abitavano nelle terre del vicino castello di Vinacciano ed era stato preso come bracciante agricolo da un ricco possidente di Serravalle Pistoiese , questo per poter guadagnare qualche piccolo denaro o ricevere qualcosa in cambio per sfamare la propria famiglia. Tutto dipendeva da ciò che Fortebraccio poteva riportare a casa visto che il padre, o meglio come veniva e tuttora viene chiamato qui da noi in toscana , il Babbo, aveva una certa età e diversi altri figli piccoli in carico, mentre la madre anche lei non più giovane, era sempre affaccendata fra orti, bestiame, campi e guardare casa propria e del signore della terra cui erano legati come lavoranti, e per sfortuna dopo l'ultimo parto non era più stata molto bene di salute. Il suo figlio primogenito oramai ventenne era stato coscritto e richiamato dal Comune di appartenenza come soldato in una delle tante piccole guerre che all'epoca si combattevano tra città per conquistare nuove terre o difendere duramente i propri possessi comunali. Dunque il giovane Fortebraccio aveva tanti e grossi obblighi che il soprannome dato non bastava a sostenere il peso delle molte incombenze, ma quella mattina era così splendida, luminosa e carica dei profumi della stagione calda appena iniziata che tutto ciò che era intorno a lui gli inebriava la mente ed i sensi, il suo cuore era leggero e i suoi pensieri volavano alti, in posti mai visitati prima. La bruma mattutina avvolgeva il suo corpo fino a renderlo una figura irreale in mezzo alla campagna , quasi fosse diventata una fantastica entità uscita improvvisamente dalla nebbia formatasi nell'aria circostante. Il lavoro che doveva compiere per il suo signore era quello di tagliare alcuni acri di terra seminata a grano nelle vicinanze del paese di Serravalle , non molto distanti dalla località chiamata dalla gente del luogo "buca delle Fate" , a detta della gente un posto "magico" dove accadevano cose "molto"strane, contrada dove in quel preciso momento si apprestava ad arrivare.

L'incanto
Un rumore proveniente da un albero vicino attirò il suo sguardo: una tortora stava volando intorno alla pianta come se stesse aspettando qualcosa o qualcuno, poi si posò su un ramo vicino alla strada percorsa dal giovane e lì incominciò a cantare… Sì…cantava ma con una melodia di voce di donna, un' aria dolce e lieve, in cui la gioia era la nota regina di tutta la canzone e le parole di questa si spandevano in tutte le direzioni. Fortebraccio rimase impressionato da questa cosa e istintivamente richiamò subito l'attenzione di questo fantastico animale su di sè. Stranamente la tortorella, obbedendo alla sua richiesta si posò prima su una delle sue forti spalle e poi da qui a terra dove appena toccato il suolo si trasformò in una donna bellissima. Una ghirlanda di fiori era intrecciata nei suoi folti capelli color rosso castano che incorniciavano il suo viso perfetto con occhi grandi da cerbiatta e zigomi alti, naso piccolo e delicato perfettamente dritto ed orecchi piccoli e ben disegnati, sebbene non a punta come alcune fate del luogo solevano avere; ma la cosa che più colpiva era il sorriso, uno stupendo sorriso. Dentro di esso era racchiusa l’alba e il tramonto, la primavera e l’inverno, l’estate e l’autunno, la gioia della vita stessa pienamente vissuta; non era giovane e nemmeno vecchio ma semplicemente vero, spontaneo ed irradiava luce e profumo di felicità. Fortebraccio rimase abbagliato da tale bellezza e ne venne ammaliato, proprio come accade in un vero incantesimo, da questo particolare sorriso dedicato solo a lui. rivolgendosi al giovane la fata del sorriso disse di chiamarsi Micaela e che ella era stata inviata dal consiglio del regno dei Fairy appositamente per aiutarlo nella sua ricerca. "Ma quale ricerca", sbottò il Fortebraccio, "cosa dovrei trovare?" rispose un poco risentito alla bella signora, e continuando disse: "Non mi sembra di mancare di niente, a parte un poco di denari salute e fortuna per la mia famiglia! Niente che non possa procurare con queste mie forti braccia con un pizzico di fortuna, astuzia e ingegno!! " La Fata allora ridendo, molto dolcemente dal profondo del cuore spiegò al ragazzo che la sua ricerca valeva assai più di quello che lui in quel momento reputava importante per la sua famiglia e che questa se ben condotta e compresa nell'intimo del propria anima valeva più di tutto l'oro e cose preziose che avesse mai potuto possedere." Semplicemente dovrai trovare il segreto del vero sorriso, quello che aiuta nella gioia e nella malattia, nel dolore e nelle avversità , nel tradimento, arrivando a riuscire persino ad accettare l'abbraccio e il bacio dolce ed amaro della signora chiamata Morte". "Cosa dovrei fare per carpire questo mistero" domandò Fortebraccio alla Fata, cercando di capire se la cosa poteva essergli utile e quello che eventualmente avrebbe dovuto fare e rischiare. "Tu cambierai nome", rispose la Fata del sorriso; "Tristano ti chiamerai, il cui significato è uomo triste, questo sarà il tuo nuovo nome fino a quando non avrai trovato il vero valore del sorriso. Il tuo cammino sarà attraverso le cose più ignobili e inique della vita: il dolore sarà il tuo cammino, la guerra sarà il paesaggio su cui ogni giorno volgerai lo sguardo , la miseria sarà il tuo pane e l'arsura la tua acqua, la malattia la tua cura e la morte tua compagna di viaggio; Ricorda che solo aiutando i più inetti e bisognosi tra gli uomini riuscirai forse a superare ciò che l'occhio vede ed il corpo sente e forse ti accorgerai che è la gratitudine del loro sorriso , un semplice gesto per ciò che hai potuto fare nel dar loro il più umile dei soccorsi quel valore che vai cercando. Se tu accetti queste prove sarà questo il tuo compito ed il tuo destino e potrai aiutare veramente chi ami per davvero".Mentre Fortebraccio rifletteva sulle parole della Fata un improvviso frullo si alzò nell'aria e la tortora sparì senza lasciar alcuna traccia insieme alla bellissima Dama che un attimo prima gli stava davanti. Rimasto solo e con la mente piena delle parole della magica creatura, il ragazzo si recò sul terreno che doveva lavorare, e lì stette fino a sera faticando duramente e continuando a pensare a ciò che gli era stato detto. Il Cuore di Fortebraccio era un cuore molto generoso. Fino da piccolo si era sempre prodigato ad aiutare le altre persone senza voler chiedere niente in cambio, ma egli aveva anche un carattere chiuso, sospettoso nei confronti delle altre persone e questo nasceva specialmente dal fatto di non voler sopportare il dolore e la paura dell'essere abbandonato, sentirsi lasciato da parte, deriso per la propria sensibilità e timidezza. La strada del ritorno a casa quella sera fu molto lunga, pensieri tortuosi allungavano i sentieri che di solito facilmente conducevano al paese ed alla piccola capanna dove abitava. Rincasò in silenzio, rivolgendo solo poche parole ai genitori che chiedevano notizie su come fosse andato il lavoro e se esso era stato ricompensato a dovere in denari od altre utili cose e non scherzando come solitamente faceva con i fratelli e sorelline minori cui era molto affezionato e avrebbe dato qualsiasi cosa per loro. Il pasto della sera fu consumato in silenzio, una cosa inusuale per questa famiglia, e subito dopo Fortebraccio disse che non avrebbe partecipato alla consueta veglia serale ( per fortuna televisione e diavolerie simili allora non esistevano) dove ci si raccontava i fatti accaduti nella giornata e poi sul tardi si passava ad antichi racconti che narravano anche di cose strane, magiche, belle e paurose. Quella sera disse semplicemente di essere molto stanco e di aver bisogno di dormire per recuperare le forze per il giorno seguente. Ma quella Notte lui non riuscì a dormire, appena un accenno di sonno calava sul suo corpo stanco il viso della Fata appariva di fronte a lui e sentiva le sue parole con una chiarezza come se ella fosse presente: "Il tuo cuore è come una stella che splende nella notte. La sua luce è fievole, ma si vede da lontano, è come un astro distante che sembra emani solo luce fredda, ma senti il suo calore che ti danza intorno come un turbine estivo dopo una leggera pioggia, come un fuoco che illumina la notte più buia".Passarono alcune settimane e le condizioni del giovane non cambiarono per niente: il giorno duro lavoro, mentre la notte passava quasi insonne ripensando alla profezia della fata. S'imponeva una scelta difficile da fare, molto importante; valutare e scegliere la cosa giusta da fare era particolarmente difficile. Chi avrebbe pensato alla sua famiglia una volta che si fosse imbarcato in questa impresa? Dove questa lo avrebbe portato e infine cosa sarebbe diventato? Il pericolo di perdere tutto e di mettere a repentaglio la sua stessa vita era reale e presente!Qualcosa però nel suo cuore gli diceva di dover andare, rischiare tutto quanto, anche la vita se questo poteva essere di aiuto non solo per i suoi familiari ma anche per tutti gli altri,indistintamente. Quello era il suo destino e questa cosa se la sentiva dentro da sempre.La luna era ancora alta nel cielo e la notte nel suo pieno vigore. Il silenzio avvolgeva la stanza dove la famiglia dormiva di un sonno profondo, ristoratore. Allora " Il Tristano" si alzò, senza far rumore, raccogliendo le poche cose utili al suo viaggio: una bisaccia, un mantello da pellegrino con cappuccio, un coltello, arco e frecce per cacciare e poche altre cose necessarie. Non lasciò nemmeno un biglietto per far sapere ai suoi i motivi del suo viaggio perchè nessuno di loro sapeva leggere e scrivere. Dispose solo una collana che aveva ricevuto quando era stato battezzato vicino all'immagine sacra posta sopra la porta d'ingresso della capanna per far capire che lui sarebbe tornato.

La ricerca
E così il viaggio ebbe inizio, l'uomo triste si trovava però senza una meta per il suo cammino. Sovvenendo alle parole di fairy Micaela decise di andare a cercare il panorama che lo avrebbe circondato " La guerra sarà il paesaggio su cui ogni giorno volgerai lo sguardo", questa era una delle cose cui sarebbe andato incontro. Il suo pensiero era quello di andare a cercare suo fratello partito in guerra e se grazie a Dio fosse stato salvo rimandarlo a casa ai suoi cari ed alla ragazza a cui voleva bene per prenderla in isposa. La strada fu lunga ed aspra e mano a mano che si avvicinava alla zona dove si stava combattendo incontrò il dolore: case distrutte, bruciate, carcasse di animali morti giacevano sparsi dappertutto per la campagna, donne piangevano con i figli morti in grembo, vecchi il cui senno era ormai perduto insieme ai loro pochi averi vagavano senza meta, ed avvicinandosi a lui chiedevano " perchè? perchè tutto questo?". L'orrore fece varco nel cuore di Tristano che non riusciva a rispondere a quei poveretti il perchè di tanta malvagità e devastazione, e barcollando proseguì nell'intento del suo scopo, riuscire a trovare il fratello.Una grande battaglia era in atto vicino ad una città fortificata, nugoli di frecce saettavano così fitte come se vi fosse un temporale che scaricasse acqua e grandine. Urla di rabbia e di dolore, rumore di armi che cozzavano fra di loro il tutto immerso in una nuvola di polvere che copriva qualsiasi cosa; a malapena ci si poteva vedere per combattere, ma da vicino si scorgevano i cadaveri dei soldati morti. Fra questi Tristano incominciò a cercare, stranamente protetto come da una magia dagli scontri che avvenivano intorno a lui, le frecce ed altri arnesi di morte non lo toccarono in alcun modo .Continuò ad esplorare ad uno ad uno i caduti per un tempo infinito, fino a quando giunse la sera ed i combattimenti cessarono. Sfinito dalla lunga ricerca si coricò vicino ad un mucchio di corpi esanimi e lì per la fatica si addormentò.Fece un sogno strano dove una figura incappucciata in un mantello nero stava cercando tra le spoglie dei soldati morti frugandoli e prendendo loro qualcosa da sotto il vestito. Incuriosito Tristano si avvicinò a questo personaggio, e mentre cercava di guardarlo in faccia esso si girò di scatto rivelando un armonioso viso di donna: i suoi capelli erano neri e lucidi, il viso fiero ma dal lineamento leggiadro, gli occhi bellissimi e luminosi, leggermente a mandorla, di colore scuro come la tenebra alla fine del crepuscolo ed incorniciavano un naso perfetto, diritto e delicato, le sue labbra erano nere come il profondo buio di una notte senza luna , carnose e sensuali e rapitrici di baci. Sorpreso da simile bellezza Tristano si fece ancor più vicino e all'istante la figura si tramutò in un orrendo teschio, nelle cui orbite dove una volta c'erano i suoi occhi balenavano due fiamme che sembravano divorarti lo sguardo, la sua bocca era ridotta a due mascelle con pochi denti sciupati. "Che cosa vai cercando" disse con voce roca la figura incappucciata fissandolo con le sue braci ardenti, "Chi sei?" domandò di seguito. Tristano appena vide il cambiamento occorso a questa figura si ritrasse con senso di spavento e repulsione, ma intuendo cosa fosse realmente questa entità domandò a sua volta: " Chi sei tu che mi vieni vicino e poni tante domande?". Una risata cupa e rauca risuonò brevemente nella notte, "Chi sono io? Io sono una delle cose più antiche del creato, nata all'inizio del tutto e forse morirò con la fine del tutto. Io sono la Morte, quella che miete e raccoglie ciò che è stato in questo mondo" e proseguì "Io con la mia bellezza ed il mio bacio dono la fine di tutto ciò che è terreno, dolcemente, poi proseguo in questa altra vera forma a raccogliere ciò che mi appartiene, il soffio vitale di chi è stato in vita. Sia che egli fosse onesto, coraggioso o eroe od altrimenti ladro, codardo, vile e traditore, dovrò consegnare l'anima raccolta di questo mortale a chi dovrà Giudicare il posto dove egli deve andare, luogo che verrà assegnato in merito della sua condotta in vita."Tristano rispose allora senza alcuna paura: " Tu Morte, dolce ed amara Sposa di noi tutti, Tu forse puoi darmi aiuto". Dopo un attimo di silenzio ella rispose "Certo, posso aiutarti piccolo messere, ma occorre che tu mi dia qualcosa in cambio perchè la cosa possa essere equa e come sempre finire in parità; quando io prendo una vita, un'altra viene a prenderne il posto. Qui funziona così da sempre". "Io sto cercando mio fratello che da un anno è partito per questa guerra e non è più tornato o mandato notizie, tu, sicuramente sai se egli è morto, e se così non fosse potrò dedicarmi a cercarlo solo nel mondo dei viventi , in qualsiasi parte possa essere, anche prigione in qualche città nemica", disse Tristano. "Questa situazione posso conoscerla", disse la Nera Signora, "aspetta un attimo e tu saprai. Intanto dimmi come si chiama tuo fratello, ma ricorda che lo scambio di favori deve esserci, sia che egli sia vivo o morto"." Accetto" disse l'uomo triste,fornendo le notizie richieste, ed aspettò l'esito della ricerca. Un istante dopo la Nera Signora disse "Tuo fratello non è morto ma è stato preso prigioniero ed è molto malato, in questo momento lo stanno conducendo presso le prigioni della città nemica. Fai presto perchè egli è in pericolo di vita, ed io in questo caso passerò da lui a riscuotere il mio dovuto compenso. A proposito di compensi, tu Uomo Triste come intendi ripagare il mio favore?". "Il mio cammino potrebbe essere ancora lungo", rispose il Tristano, "e perciò ti chiedo umilmente di riscuotere il dovuto solo alla fine della mia ricerca. Esso sarà pari a ciò che Tu mi hai chiesto, una vita per una morte". "E così sia fatto" disse la Nera Signora riprendendo le sembianze della splendida donna allontanandosi fra i morti sparsi sul campo di battaglia.

Destino
La mattina era già alta quando Tristano si destò dal suo sogno, gruppi di soldati armati stavano raccogliendo le salme dei soldati morti in battaglia di entrambi gli schieramenti adagiandoli su carri per essere portati nei luoghi di sepoltura. La Città era stata presa e si vedevano le schiere dei soldati vincitori far razzia dei possessi e delle cose dei poveri abitanti, catturando anche donne e bambini per prenderli come servi e facendo prigionieri tutti gli uomini dai 15 anni in su, uccidendo chiunque si fosse rifiutato di obbedire ai loro voleri .Un forte senso di ripugnanza avvolse l'intero corpo di Tristano ed una collera cominciò a salire profondamente dal suo corpo. Tremava come un bimbo impaurito, ma questo non era dovuto alla paura ma alla rabbia per ciò che vedeva intorno: inutile violenza verso gli inermi e i vinti, donne e bambini, vecchi, malati. Le sue braccia presero a muoversi indipendentemente da ciò che la ragione suggeriva saggiamente di fare in questi frangenti, nascondersi e fuggire. Si tolse il mantello per avere movimenti più agili e imbracciò arco e frecce; egli era sempre stato un buon cacciatore e tiratore, ed incominciò a mirare là dove vedeva questi oltraggi avvenire sotto i suoi occhi. Due soldati cercavano di approfittare di una giovane e bella donna, egli mirò e le due frecce colpirono in pieno il bersaglio ed i due soldati caddero morti al suolo. In quel momento Tristano pensò al sogno fatto e disse ad alta voce: " Ecco mia Nera Signora, altre due vite che aggiungerai al tuo bottino, fai che ad esse venga assegnata la giusta ricompensa per ciò che stavano facendo". Continuò così a scagliare frecce fino ad avere la faretra vuota, colpendo chiunque facesse sopruso a persona o essere vitale inerme.Più in alto, vicino alla città, un gruppo di cavalieri vincitori intenti a spartirsi il bottino s'accorsero che ancora uno osava resistere; e si domandarono chi fosse quel pazzo! forse l' ultimo rimasto dei soldati vinti che con arroganza ancora osava sfidare la loro vittoriosa forza? Così essi si gettarono all'assalto di questo meschino e coraggioso uomo che in un attimo fu circondato da una mezza dozzina di cavalieri. Tristano ancora ebbro di rabbia, rimasto senza frecce gettò via il suo arco e sfilandosi il coltello da caccia dalla cintura cominciò a menar fendenti agli attaccanti a cavallo, i quali, timorosi dell'accanimento e della forza con cui combatteva si tenevano lontano dalla portata della sua ben corta arma. Solo uno di loro, che a vedere dal modo in cui era vestito e aveva bardato il destriero sembrava un grande comandante, osò sfidarlo, schernendo gli altri cavalieri intervenuti in questa strana tenzone: " E voi sareste tra i miei migliori cavalieri, scelti come primi difensori della mia persona, Signore e padrone di tutte le terre che adesso mi circondano? Vili!!! Come potete aver paura di un così piccolo uomo armato solo di un coltello!" e per dar fede alle sue parole si gettò all'attacco del povero Tristano. Animato dal gran fervore della battaglia in corso e dotato di grande agilità oltre che di forza fisica, il giovane Triste ottenne comunque di schivare l'attacco e approfittando di una disattenzione dell'attaccante arrivò a prendere il cavallo dalle briglie facendo di seguito in modo che questo perdesse l'equilibrio e cadesse al suolo, cosa che gli riuscì in pieno. Il cavaliere che lo montava ,un poco perchè non si aspettava una simile mossa e sopratutto anche perchè indossava una pesante armatura, non fu in grado di lanciarsi a terra prima di cadere e così rimase incastrato sotto il corpo del cavallo, pienamente immobilizzato nei movimenti. Fortebraccio approfittando del fatto occorso in un attimo fu sopra al cavaliere e dopo avergli rimosso con forza l'elmo che lo proteggeva gli scopri il nudo collo puntandogli contro la lama del suo coltello. " Tu mio Signore, dici che adesso sei padrone di tutte queste terre e dei suoi abitanti , tu puoi decretare qualsivoglia sorte loro, vita o morte che sia, ricchezza o povertà, schiavitù o libertà, eppure anche tu adesso dipendi da questo mio piccolo coltello, il quale può decidere per tutti noi in modo altresì veloce e con la medesima autorità" disse il Fortebraccio mentre qualche goccia di sangue cadeva dal piccolo taglio avvenuto a causa della forte pressione del coltello sul collo del Capitano. Ed egli così rispose: "Tu sei un ragazzo audace, io ammiro il tuo valore ed anche la tua sfrontatezza nei riguardi del pericolo. Sappi però che se anche mi uccidi, altri prenderanno il mio posto e la prima cosa che faranno sarà quella di porre fine alla tua coraggiosa vita." . "Ciò è vero", rispose Fortebraccio, " Ma la vita e le decisioni prese per il futuro della tua terra saranno a cura di un' altra persona, non di te stesso; però se reputi che la tua vita sia sacrificabile per gli interessi ed il bene comune della tua gente, questo fatto si avvererà ed allora non saremo qui nessuno dei due a giudicare il fatto accaduto. Veggo tuttavia nei tuoi occhi l' ego e la voglia di potere che hai e questo ti impedirà di dare siffatto ordine . Vedi, la mia vita a differenza della tua può benissimo essere sacrificata per il bene di tutte quelle persone a cui posso arrecare un poco di aiuto, nessuna voglia di supremazia verso altri mi lega in alcun modo. Questo è ciò che il mio cuore chiama e il mio destino aspira al fatto che esso sia pienamente compiuto".Al che il Signore disse: " Ho qui di fronte a me un uomo intelligente, scrutatore di cuori e pure coraggioso ed onesto. Perla rara in questi tempi dove ognuno vuole solo arrivare ad una posizione di potere, grande o piccola che sia. Ho una proposta da farti: io ti aiuterò in tutto ciò che desideri e tu mi lascerai vivo, a patto di prendere successivamente servizio nel mio esercito. Sono stato chiamato a combattere i saraceni in terrasanta dal Santo Padre, vicario di Cristo, come difensore della fede cristiana ed ho bisogno di uomini fidati , valorosi e coraggiosi disposti a sopportare il grave peso di questa guerra che potrebbe protrarsi per lungo tempo." Aggiunse anche queste altre parole : " Ti avverto di nuovo che questo viaggio sarà molto rischioso e lungo, partirai ragazzo e tornerai, se questo ti sarà permesso da nostro Signore Iddio se sei una persona credente, oppure dal fato se non lo sei, uomo fatto, non sarai più la stessa persona ed anche il tuo cuore sarà cambiato" " Questo è ciò che sono stato incaricato di trovare" disse Tristano. Per me l'accordo può andar bene ad una condizione: che tu liberi mio fratello che giace prigioniero nella tua città , curarlo e rimandarlo alla sua casa dai suoi genitori, fratelli e dalla sua futura sposa. Inoltre dovrai imporre l'ordine ai tuoi soldati di non portare danno alle persone e cose della città appena conquistata. Limitati a prenderne solo il suo denaro ed i suoi tesori, ed io sarò pronto a partire con te per la tua missione in Terrasanta, lasciandoti adesso salva la vita". Il cavaliere sorridendo disse " Nessuno fino a questo momento non era riuscito a farmi accettare condizioni così sgradite alla mia persona, come d'altronde nessuno aveva mai avuto in mano la mia vita come l'hai tu in questo momento. Ho necessità di averti con me per questa mia nuova dipartita; persone fidate e con il senso dell'onestà e dell'onore, quindi la mia parola è favorevole allo scambio e tuo fratello sarà immediatamente liberato, curato e con salvacondotto scritto di mio pugno tradotto sano e salvo alla sua famiglia ed alla sua terra."E così Tristano iniziò il suo lunghissimo viaggio che lo portò a conoscere quei posti meravigliosi e maledetti di cui si narrava nelle città e nelle campagne di tutti i paesi della terra chiamata Europa. Trascorsero tanti anni che egli non si ricordava più quanti essi fossero, sapeva solamente ora di averne 46 , età molto rispettabile per l'epoca; comunque il suo fisico ne dimostrava assai meno essendo ancora ben prestante e nella pienezza delle forze. Adesso era un uomo, la cui vera bellezza però si notava solo nell'animo. Il suo viso abbronzato era invecchiato e pieno di rughe per il sole che aveva preso nei deserti dove era passato e fortemente segnato dalle varie cicatrici ottenute nelle battaglie dove aveva combattuto. I suoi occhi erano Grigi come le fitte nebbie invernali della sua terra natia ed avevano visto così tanti orrori e sangue, distruzione ed insensato e inutile odio che adesso sembravano appannati quando qualcuno li scrutava da vicino, come fossero velati da tanto dolore veduto e provato. "Tristano", pensò l'uomo dagli occhi grigi ed il viso deturpato, "così mi chiamo. Eppure molti anni prima avevo un altro nome, che adesso non mi sovviene.... ma.... aspetta! dovrebbe iniziare con Forte qualcosa.... Fortebraccio!!!! Ecco, questo era il mio nome. Quanto tempo è trascorso....non ricordo più nemmeno il proposito per cui sono qui. Tutto quello che so è che ciò che ho fatto è stato per liberare mio fratello dalla prigione e rimandarlo sano e salvo alla sua casa ed alle sue famiglie. Adesso sarà sposato e con figli grandi che l'aiuteranno, così da permettere un certo benessere a tutti i miei familiari. Magari saranno riusciti pure ad acquistare quel piccolo pezzo di terra al nostro paese per piantarvi una vigna come era nel loro progetto ed a rendersi un poco più liberi da tasse e gabelle."Tristano proseguendo nei suoi pensieri riflettè : "Ma c'era un'altra ragione molto più importante che mi ha spinto a fare tutto questo, ma in questo momento mi sfugge, come se tutti questi anni passati attraverso i combattimenti, le traversie e patimenti che ho subito avessero cancellato la meta essenziale della mia ricerca, compito che tuttavia sento sempre battere forte nel mio cuore in ogni momento della mia esistenza."

L'ultima Battaglia
Era l'anno 1291, quando alcuni cristiani attaccarono una carovana siriana provocando la morte di 19 mercanti musulmani. Il sultano mamelucco Khalīl (al-Malik al-Ashraf) richiese un risarcimento per questo incidente. Visto che le sue richieste rimasero inascoltate, il Sultano decise di porre sotto assedio San Giovanni d'Acri, ultimo avamposto crociato in Terra Santa, nel 1291. La città cadde dopo 43 giorni di resistenza. Dopo il massacro di 60.000 prigionieri, Khalīl continuò nella sua conquista della Palestina, cancellando qualsiasi traccia del dominio crociato.Tristano si trovò con l'esercito del suo signore a difendere la città Fortezza di San Giovanni d'Acri. Secondo alcune dicerie sembrava che un incidente fosse stato appositamente provocato per far cadere l'ultima delle terre conquistate dai crociati nella sacra terra di Palestina per la difesa dei pellegrini che volevano visitare dove nostro Signore Cristo Gesù visse e morì. Altri dissero che fu un episodio di rapina nei confronti di mercanti musulmani effettuato da alcuni soldati crociati rinnegati dediti a questo tipo di razzie. Il sultano Khalīl però non aspettava che questo pretesto per metter fine al dominio cristiano sulla Palestina e approfittando della cose pose quindi subito il suo esercito in marcia per assediare e conquistare la città.L'esercito di Tristano giunse qualche settimana prima a difesa della città Santa. Gli esploratori cristiani mandati in avanscoperta parlavano di un immenso esercito musulmano che si stava avvicinando alla città, e che secondo loro le difese della fortezza erano troppo scarne con le truppe cittadine a difesa troppo deboli e poco armate rispetto all'esercito saraceno, nonostante ulteriori rinforzi giungessero dalle vicine città e per mare dal continente europeo. Uno di questi contingenti di truppe che giungeva dall'Europa era quello di Tristano. Durante il suo lungo viaggio e i vari combattimenti avuti per arrivare sino a questa terra, Tristano aveva ricevuto un addestramento di primo ordine dal signore che lo aveva arruolato. Adesso sapeva usare ottimamente la spada e la lancia, cavalcava benissimo sia in torneo che in battaglia oltre ad avere un indiscutibile maestria con l'arco e la balestra ed in più aveva affinato le sue doti di stratega nei combattimenti riuscendo ad organizzare al meglio le sue truppe per ottenere la vittoria. Dunque era diventato un perfetto soldato, una macchina da guerra pronta a colpire chiunque volesse attaccare i suoi uomini, così egli ormai chiamava l'esercito del suo padrone che poi era in realtà il suo esercito, in quanto le truppe riconoscevano nella sua figura il vero condottiero e Capitano; leale, sincero, non avrebbe mai abbandonato i suoi guerrieri alla mercè del nemico fino alla fine, fino alla sua morte.La mattina seguente una miriade di armati Saraceni aveva circondato la fortezza di San Giovanni D'acri. Erano molte decine di migliaia, fitti come i granelli di sabbia del deserto, tanti da terrorizzare tutta la popolazione cittadina. Tristano quel mattino era schierato sul campo di battaglia nelle prime linee che dovevano attaccare l'esercito musulmano. Egli faceva parte dei feditori, ossia i primi cavalieri della cavalleria pesante che si lanciavano contro la fanteria nemica con lo scopo di affondare tra le linee dello schieramento spezzandolo e disperderlo lasciandolo in seguito alla mercè della propria cavalleria leggera di riserva posizionata in punti strategici e pronta ad intervenire. L'attacco fu ordinato prima che il nemico potesse avvicinarsi alle mura della città e attaccarla con scale e trabucchi. La cavalleria pesante partì al galoppo seguita dalla fanteria. I cavalieri feditori travolsero lo schieramento nemico che inizialmente si sbandò. Trovarsi di fronte a questi enormi cavalli corazzati cui nulla poteva essere fatto per essere fermarti riuscì inizialmente ad incutere panico fra le truppe saracene, ma i loro capitani, abili conoscitori delle tecniche di guerra dei crociati e del terreno che conoscevano benissimo misero subito a punto la tattica di usare la loro cavalleria, composta da cavalli piccoli ma agili e molto veloci nei movimenti , riuscendo così ad attaccare ai fianchi la cavalleria pesante e ad arrestare la loro corsa distruttiva; mettendoli in seria difficoltà. Vista la situazione che volgeva al peggio intervenne la cavalleria leggera crociata per portare aiuto ai feditori ma il grosso delle truppe saracene non era era stato spezzato come stabilito dal piano iniziale e i Crociati si trovarono viceversa completamente circondati in una morsa che stava per chiudersi con loro al centro. I saraceni erano una tale moltitudine che più ne cadevano e più del doppio dei loro ne arrivava.Il coraggio e il valore non mancò da ambedue le parti, ma il gruppo di Tristano era tra quelli più uniti e agguerriti. I suoi soldati avevano fatto quadrato intorno al loro capitano e chiunque intendesse arrivare sino a lui o al loro stendardo veniva abbattuto senza pietà. Ad un certo momento sembrò che il combattimento volgesse a loro favore, riuscendo a rompere lo schieramento per poter ritirarsi in una posizione più favorevole al combattimento. Tutto questo fu reso vano per un ulteriore e massiccio afflusso delle forze nemiche. Cagionarono tuttavia gravi danni all'esercito saraceno, ma alla fine ne furono travolti. Combatterono fino all'ultimo dei loro guerrieri, con coraggio ed ardimento mai visto in quelle terre. Tristano fu uno degli ultimi a cadere difendendo i propri uomini come fossero suoi fratelli di sangue, ed intorno a loro i corpi nemici si accatastavano come fossero covoni di grano appena trebbiato. La nebbia avvolse la mente di Tristano quando un fendente di scimitarra nemico lo colpì alla testa. Anche se indossava l'elmo l'impatto fu tremendo e ferito gravemente alla testa perse conoscenza, facendolo sembrava morto. Intorno a Lui i suoi lottatori vistolo cadere triplicarono le loro forze per poter spezzare l'assedio e portare in salvo il loro capitano, ma tutto questo fu invano. Ad uno ad uno vennero colpiti ora da frecce ora da giavellotti, ma la maggior parte di loro morì con la spada in mano, in una lotta corpo a corpo, come si addiceva ad un vero combattente crociato. Era ormai notte quando tutto finì. Diecimila fra cavalieri e fanti crociati erano rimasti morti sul campo, l'assedio della Città era cominciato. Esso durò 43 giorni fra atti eroici e tradimenti da parte degli assediati. Alla fine la fortezza fu persa e con essa morirono oltre 60000 persone fra militari e civili, esclusi i prigionieri.

La Rinascita
Mentre la notte scendeva sul campo i soldati musulmani raccoglievano i feriti ed i morti di ambedue le fazioni per portarli allo spedale per essere curati o alle tombe per essere seppelliti. Era consuetudine spogliare i morti delle loro cose ormai a loro stessi inutili per essere riutilizzate in caso di nuove battaglie. Nel caso dei soldati musulmani questi oggetti venivano mandati alle loro famiglie, mentre quando si trattava dei soldati crociati esse venivano prese come bottino di guerra. Non erano comunque i soli a frugare i morti, ventate di aria gelida, una stranezza del clima che in questa stagione calda e torrida non doveva mostrarsi, avvolgevano e precedevano i soldati che raccoglievano i morti, e questi sinceramente erano preoccupati ed intimoriti della cosa, facendosi segni di benedizione e scongiuri verso il loro Dio, Allah, che li proteggesse da eventuale malefici.La gelida Nera Signora era intenta al suo lavoro e non faceva discriminazione sull'appartenenza dei soldati morti che rovistava, sia che fossero cristiani o musulmani. Prendeva ciò che le era dovuto, donando un bacio che ponesse fine alle loro sofferenze a chi era agonizzante, l'oblio prima della fine e chissà, forse il segno di un nuovo inizio. La Signora, arrivata vicino a Tristano - Fortebraccio , disse: " Dunque Messere siamo di nuovo ad incontrarci, e questa volta credo tu voglia saldare il debito contratto con me in precedenza, ossia una vita per una morte. In questo caso vedo che la tua anima è pronta per essere raccattata". Tristano non rispose, il fuoco della vita che aveva dentro di sè stava spengendosi, appena ridotto ad una piccola fiammella che stentava a sollevarsi nell'aria e dare un minimo di luce. Inaspettatamente una grande luminosità avvolse il corpo di Tristano e parte del campo di battaglia che lo circondava impaurendo e facendo allontanare i soldati intenti a raccogliere i morti. Una figura di Donna improvvisamente apparve, bellissima, irradiava intorno alla sua figura luce e calore, ma risultava invisibile agli occhi di qualsiasi mortale. Ella così parlò e disse: " Nera Signora o Sorella Morte , non so in quale modo vuoi essere nominata: io sono Micaela, del popolo dei Fairy, chiamata anche Fata del Sorriso. La mia venuta qui, adesso, è per dirti che una parte dell'anima di questo uomo che tu devi prendere mi riguarda , e questo è il motivo per cui sono ritornata a chiederla senza alcun timore o paura". La Nera signora rispose: " So bene che voi del popolo fatato o Fairy ,come preferite farvi chiamare, avete un rapporto molto particolare con me. Siete immortali per quanto riguarda malattie e vecchiaia, ma vulnerabili quando io vi abbracci a causa di morte violenta, oppure per un incidente, o assassinio occorsovi , o morte avvenuta di seguito ad una guerra combattuta dal vostro popolo. Conosco molto bene le arti magiche in vostro possesso e queste in alcuni casi possono essere talmente potenti da interferire con il mio lavoro. Dimmi dunque esattamente quale è la tua richiesta ed il motivo per cui io dovrei acconsentire ad essa". La Fata rispose: "Il suo cuore è il motivo per cui tu dovresti rinunciare a portarlo nei luoghi dell'oblio e del giudicamento. Esso deve ancora ultimare il suo compito, ed io, Micaela ho cercato e fatto in modo che questo fosse pienamente compiuto. Lascia a me la parte chiara del suo cuore, con la sua bellezza interiore e prendi invece tutto quello che in questi ultimi 30 anni ha vissuto: rabbia, odio, vendetta, potere, senso di onnipotenza. Lascia che il suo cuore rinasca puro come quello di un bambino, come esso era una volta, in modo che questo uomo possa conoscere finalmente il valore e il potere del sorriso, questo ti chiedo, mia Sorella Morte."La Nera Signora così rispose: " Ciò che mi chiedi è una cosa che non è mai stata fatta. Il Giudicatore esige che l'anima che io porto sia integra, sia con la parte buona sia con la porzione cattiva. In questo modo Lui valutando e pesando le azioni potrà assegnare il giusto posto che gli spetta nell'altro mondo. Questo non potrebbe succedere nel caso di questo uomo, verrebbe pesata solo la parte nera della sua anima e sarebbe destinato ad un posto che giustamente non gli spetterebbe. Inoltre nessuno che io conosca può dividere l'anima scindendola nelle due parti". Micaela rispose: " Io sono una fata e conosco una magia così forte che può fare ciò che a te sembra impossibile. Essa si chiama AMORE ed è una cosa così potente da poter compiere qualsiasi cosa, ma per renderla pienamente attuabile in casi gravi come questo essa ha bisogno di essere rinforzata da un altra potente magia detta SACRIFICIO. Se le due cose verranno eseguite insieme nello stesso attimo e con la stessa intensità da una persona od essere fatato legato a questo uomo intensamente, la sua anima rimarrà in uno stato di attesa, per essere giudicata in seguito quando le due parti si saranno ricongiunte. Io sono disposta a fare questo sacrificio. Donerò la mia parte immortale affinchè tu possa lasciare ancora in vita questo Uomo, perchè Io profondamente lo Amo." "Aimè" rispose la Morte " Accetterei con molto piacere questa tua ricca offerta, e sebbene io non possegga un cuore sono allo stesso modo colpita ed onorata del tuo nobile ed amabile gesto, ma vedi, io non posso prenderti l'immortalità perchè tale entità sfugge alla mia comprensione. Essendo Io la Morte posso avere solo ciò che posso controllare, vederne il passare degli anni, la malattia, la vecchiaia e poi la fine. Questo purtroppo non è il tuo caso perchè per te tutto questo non esiste, e quindi essendo immortale non posso averti. Tranne il caso in cui la tua morte sia violenta ed a quel punto la tua invulnerabilità finisce, venendo meno la parte immortale che fu donata alla tua razza all'inizio del creato" quindi aggiunse " Vale sempre lo stesso scambio pattuito con questo uomo chiamato Tristano, una vita per una morte".Allora la Fata pronunciando le parole che ponevano fine alla sua esistenza disse " Prendi Me, Adesso, e lascialo libero. Questo sacrificio può fargli finalmente capire il valore del Sorriso e porre fine alla sua travagliata ricerca ed ottenere il suo prezioso dono da spartire con il resto degli uomini". La Nera Signora si preparò a prendere l'anima della fata, ricco e raro bottino anche per lei, aspettando che Micaela ponesse fine alla sua vita gettandosi di sua volontà da una torre del castello. Ma un caso strano intervenne a far ciò che il fatto non accadesse. Tristano ricordando di essere Fortebraccio riprese un attimo di quel vigore che il suo nome portava, e dopo aver ripreso conoscenza ed aver ascoltato quello che era stato detto fra la Nera Signora e la Fata parlò a Micaela e gli chiese se prima di vederla morire volesse cantare per Lui un ultima volta, quella canzone che aveva incatenato il suo cuore insieme al Suo sorriso.Mentre la Fata cantava, Fortebraccio cinse la Nera Signora che era nelle sue vicinanze in un abbraccio così stretto che essa non riuscì a liberarsene. Un sorriso illuminò per la prima volta il suo volto di uomo e rivolto alla fata disse: "adesso intendo quello che tu fata Micaela mi volevi far capire: il valore di un sorriso è pari al valore di una vita perchè il sorriso è l'essenza della vita stessa. Tu avresti sacrificato la tua per me, ma ciò non è legittimo, perchè adesso so che io ti donerò con dolcezza e profondo sincero amore quello che tu stavi facendo per me" e detto questo con uno slancio si gettò dalla rupe più profonda che si trovava nelle vicinanze.La Fata vedendo ciò che accadeva provò a fermarlo ma le fu impossibile arrivare in tempo, e poichè ella era impegnata a cantare non ebbe modo in quell' attimo in cui tutto questo successe di poter usare la magia per fermare la caduta di Fortebraccio. Scese nello strapiombo disperata e appena arrivata lo trovò morto in fondo al burrone, con un dolce sorriso sulle labbra. Con estremo amore lo lavò con le sue lacrime, che copiose cadevano sul corpo oramai senza vita di Fortebraccio, togliendoli così il sangue che era fuoriuscito a causa della battaglia e della caduta; poi lo abbracciò e lo baciò all'infinito profumandolo con tutti gli aromi della natura che ella sprigionava dalla sua persona; essenze forti e dolci come lo era stato Fortebraccio , un poco agre e speziate come lo era stato Tristano nelle cupe esperienze del suo viaggio alla ricerca del sorriso.

Uniti per sempre....
Decise di portarlo via di lì, almeno il suo corpo, visto che la Morte aveva voluto prendere la sua anima. Lo condusse con se, nel regno dei Fairy , in un posto conosciuto solo da se stessa. A nessuno era permesso portare senza preciso ordine del Consiglio persone dell'altro mondo. Micaela volle infrangere queste regole, sapendo che rischiava molto, anche l'allontanamento e l'immortalità. L'amore che provava per Fortebraccio era così grande, oserei dire immenso, che niente più importava di quello che poteva accaderle. Lo nascose vicino ad una cascata, l'elemento dell'acqua era quello che ella aveva sempre amato; compì allora con la magia un sortilegio che facesse in modo che il corpo del prediletto non potesse corrompersi come quello di un mortale ma rimanere integro come nello stesso momento dell'ultimo addio. E volle eseguire ancora un incantesimo, così potente da toglierle per sempre una parte delle sue capacità fatate, che desse luogo per due volte l'anno, al solstizio dell'estate ed in quello dell'inverno il richiamo di Fortebraccio dal regno dei Morti; dall'inizio dell' alba di quel giorno fino all' alba del giorno successivo, i due si sarebbero amati e avrebbero potuto insieme finalmente godere di quell' amore puro che tanto avevano cercato ed infine a caro prezzo sempre insieme avevano conquistato

C'è chi dice di essere entrato in quel mondo dal passaggio della Buca delle fate e di aver visto vicino ad una cascata nascosta una statua in cui un uomo e una bellissima donna stavano abbracciati...

Ma questa è solo una vecchia storia di viandanti visionari e forse un poco ubriachi ,oppure chissà .. avevano trovato la vera porta per entrare nel regno della Fantasia.......
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MessaggioTitolo: Re: La fata del sorriso   La fata del sorriso Icon_minitimeLun Set 12, 2011 2:38 am

This story is very impressive but sad and painful. The story introduce you in a land of magic , fantasy, passion, love and the truth about the battles full of adventure. study La fata del sorriso 13669
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