Cernunnos80 Aiutante Taverniere
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| Titolo: Leanhaun Shee, l'amante fatata Dom Feb 24, 2013 3:21 pm | |
| Il Leanhaun Shee (in irlandese Leanan-Sidhe o Lan-awn.shee, cioè amante fatata) è conosciuto anche come spirito che va a caccia dell’amore degli uomini. Se questi la respingono ne diventa schiava; se invece accettano, cadono nel suo incanto, e possono sfuggirle soltanto trovando qualcuno che li sostituisca. Gli amanti avvizziscono, perchè il Leanhaun Shee si nutre delle loro vita attraverso i rapporti sessuali. La maggior parte dei poeti gaelici hanno avuto come musa questo spirito, accettando di morire giovani. Il Leanhaun Shee diventa, infatti, irrequieto, e porta con sè i propri amanti verso altri mondi, perchè la morte non distrugge il suo potere. Si narra che chi viene ispirato da lei viva una vita breve ma brillante… Nell’ Isola di Man è famoso come un vampiro che succhia il sangue. Cosi' la descrive il poeta irlandese William Butler Yeats: "La "Leanhaun Shee", l'amante fatata, cerca l'amore dei mortali. Se questi la rifiutano, deve essere loro schiava; se acconsentono, sono loro a diventare suoi schiavi e possono sfuggirle solo trovando un altro che prenda il loro posto. Questa fata vive della loro vita, ed essi si consumano. La morte non serve a sfuggirla. E' la musa gaelica perché dà ispirazione a coloro che perseguita. I poeti gaelici muoiono giovani perché essa è inquieta e non sopporta che restino a lungo su questa terra, spettro malefico." (William Butler Yeats, "FIABE IRLANDESI")Sempre a questa figura fatata è dedicata una bellissima poesia di John Keats:
La Belle Dame Sans Merci (1819)
I.
Che cosa ti tormenta, armato cavaliere che indugi solo e pallido? Di già appassite son le cipree del lago e non cantan gli uccelli.
II.
Che cosa ti tormenta, armato cavaliere, cotanto affranto e così desolato, riempito è già il granaio dello scoiattolo, pronto è il raccolto.
III.
Vedo sul tuo cimiero un bianco giglio, umida angoscia, e del pianto la febbre sulle tue gote, ove il color di rosa è scolorito troppo rapidamente.
IV.
Una signora in quei prati incontrai, lei, tutta la bellezza di figlia delle fate aveva, chiome assai lunghe, e leggeri i suoi piedi, ma selvaggi i suoi occhi.
V.
Io feci una ghirlanda pel suo capo, e pur bracciali, e odorosa cintura; lei mi guardò com' avria fatto amore, dolcemente gemette.
VI.
Io mi stetti con lei, sul mio cavallo al passo, e nessun altro vidi in tutto il giorno; seduta di traverso modulava un canto delle fate.
VII.
Lei procurò per me grate radici, vergine miele e rugiadosa manna, e in linguaggio straniero poi mi disse: - Io t'amo veramente.
VIII.
Nella grotta degli elfi mi condusse, e lì lei pianse, e sospirò in tristezza, ma i suoi barbari occhi io tenni chiusi, con quattro baci.
IX.
Ivi lei mi cullò, sino a dormire, e lì sognai: sia maledetto l'ultimo sogno fantasticato lì sul declivio del freddo colle.
X.
Vidi principi e re, pallidamente, scialbi guerrieri smunti, color morte erano tutti e gridavano a me: - La bella dama che non ha compassione, t'ha reso schiavo!
XI.
Le lor livide labbra scorsi nella penombra, che m'avvertivano: - L'ampia voragine orrendamente s'apre! - Allora mi svegliai, e mi scopersi qui, sopra il declivio del freddo colle.
XII.
Questo è accaduto perché qui rimasi solo, senza uno scopo ad attardarmi, pur se appassite fosser le cipree e gli uccelli del lago non cantassero.
Immagine: "La Belle Dame Sans Merci", John William Waterhouse, 1883 | |
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Arwen71 La Locandiera
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| Titolo: Re: Leanhaun Shee, l'amante fatata Dom Feb 24, 2013 6:39 pm | |
| Interessante racconto e bellissima poesia.... Riguardo a quest'ultima, penso che la dama sanguinaria abbia deciso di risparmiare il cavaliere, commossa dai suoi baci mortali... | |
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