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Titolo: Dioniso Dom Lug 07, 2013 5:43 pm
Dioniso, dio del vino e della vendemmia Tra i miti della mitologia classica uno dei miei preferiti è Dionìso
(in greco attico: Διόνυσος; in greco omerico: Διώνυσος; in greco eolico: Ζόννυσσος o Ζόννυσος; in Lineare di-wo-nu-so, forma genitiva di-wo-nu-so-jo è una divinità della religione greca.
L'origine del nome Dioniso è suggerita dal genitivo Διός e da νῦσος, quindi il nysos di Zeus: il "giovane figlio di Zeus"[1]. Nella mitologia greca Diòniso (o Dionìso) è la più importante divinità terrestre. Diòniso è l'unico tra i celesti che non abbia avuto due dei come genitori. Ebbe per padre Zeus e per madre la mortale Semele, figlia di Cadmo re di Tebe. Quando Seleme incinta morì prematuramente, Zeus, le tolse dal grembo Dioniso e se lo cucì in una coscia dove lo tenne fino alla nascita. E' noto soprattutto come dio del vino in quanto si dice che inventò l'arte della sua fabbricazione e dell'umidità della terra che porta i frutti a maturazione. Col tempo, è diventato famoso anche come dio del benessere e della civiltà e come dio della gioia e dell'allegria. Gli si attribuiva l'arte divinatoria e la proprietà di guarire i mali.
Dioniso era anche in dio dal carattere complesso infatti lo ritroviamo pietoso e misericodioso ad esempio nei confronti di Arianna (vedi "mito di Teseo ed Arianna") e di Pan (vedi "mito di Pan") ma alle volte istigatore (vedi mito di Orfeo ed Euridice"). A seconda dell'epoca e degli artisti è rappresentato in vari modi: ora come un ragazzino di bell'aspetto, ora come un giovane barbuto e robusto, ora come un vecchio grasso e buffonesco. Spesso è adornato da tralci e grappoli d'uva e d'edera. Infatti erano sacri a Dioniso la vite e l'edera e fra gli animali il delfino, la lince, la tigre, il leone ed il caprone.
Dioniso nella mitologia latina è identificato come Bacco (l'etimologia non è conosciuta) e fuso con il dio Libero.
Il culto di Dioniso era diffusissimo in tutta la grecia ed in Asia minore ed in suo onore si celebravano le feste dionisiache e le feste nittelie e si dice che la sua influenza su artisti, scrittori, scultori, pittori fu molto grande come ci testimoniano le numerosissime testimonianze lasciate attraverso poesie, tragedie, statue, affreschi.
Inizialmente fu un dio arcaico della vegetazione, in particolare legato alla linfa vitale che scorre nei vegetali, la linfa che si ritrae nel mondo ctonio durante i mesi invernali e che poi torna a scorrere vivida in quelli estivi, ed infatti gli erano cari tutti quei frutti ricchi di succo dolce, come l'uva, il melograno o il fico[2]. Successivamente venne identificato in special modo come Dio del vino, dell'estasi e della liberazione dei sensi, quindi venne a rappresentare l'essenza del creato nel suo perenne e selvaggio fluire, lo spirito divino di una realtà smisurata, l'elemento primigenio del cosmo, l'irruzione spirituale della zoé greca, ossia l'esistenza intesa in senso assoluto, il frenetico flusso di vita che tutto pervade.[3] Questo dio rappresenta in particolare lo stato di natura dell'uomo, la sua parte primordiale, animale, selvaggia, istintiva, che resta presente anche nell'uomo più civilizzato, come una parte originaria insopprimibile, che può emergere ed esplodere in maniera violenta se viene repressa, anziché compresa ed incanalata correttamente. Veniva identificato a Roma con il dio Bacco(simile a Dionisio pur non essendo la stessa cosa), con il Fufluns venerato dagli Etruschi e con la divinità italica Liber Pater, ed era soprannominato lysios, "colui che scioglie" l'uomo dai vincoli dell'identità personale per ricongiungerlo all'originarietà universale. Nei misteri eleusini veniva identificato con Iacco.
Il Dioniso originario, legato alla vegetazione, rappresentava quell'energia naturale che, per effetto del calore e dell'umidità, portava i frutti delle piante alla piena maturità. Era dunque visto come una divinità benefica per gli uomini da cui dipendevano i doni che la natura stessa offriva tra questi: l'agiatezza, la cultura, l'ordine sociale e civile. Ma poiché questa energia tendeva a scomparire durante l'inverno, l'immaginazione degli antichi tendeva a concepire talvolta un Dioniso sofferente e perseguitato.
Iin particolare Dioniso era legato soprattutto alla pianta della vite (quindi alla vendemmia e al vino) e all'edera (in particolare alcune specie di edera, contenenti sostanze psicotrope e che venivano lasciate macerare nel vino).
Uno dei suoi attributi era infatti il sacro Tirso, un bastone con attorcigliati pampini ed edera; altro suo attributo è il kantharos, una coppa per bere caratterizzata da due alte anse che si estendono in altezza oltre l'orlo. L'edera, peraltro, ha una forma che può ricordare quella della vite, e a volte le veniva attribuito l'appellativo poetico di oinôps o oinōpós (“color del vino”) che indica appunto la sua appartenenza a Dioniso quale dio del vino. La corrispondenza fra le due piante è illustrata da Walter F. Otto in una pagina classica del suo Dioniso
« L'edera fiorisce in autunno quando per la vite è tempo di vendemmia, e produce frutti in primavera. Tra la sua fioritura e l'epoca dei frutti sta il tempo dell'epifania dionisiaca nei mesi invernali. Così, in certo qual modo l'edera rende omaggio al dio delle inebrianti feste invernali, dopo che i suoi germogli si sono librati in alto, come se recassero una nuova primavera. Ma anche senza tale trasformazione essa è un ornamento dell'inverno. Mentre la vite dionisiaca necessita il più possibile della luce e del calore solare, l'edera dionisiaca ha un bisogno sorprendentemente limitato di luce e di calore, e fa germogliare la sua freschissima verzura anche all'ombra e al freddo. Nel bel mezzo dell'inverno, quando si celebrano strepitanti feste dionisiache, si stende baldanzosa con le sue foglie frastagliate sul terreno dei boschi o si arrampica sui tronchi quasi volesse, al pari delle Menadi, salutare il dio e circondarlo nella danza. La si è paragonata al serpente, e la natura fredda attribuita a entrambi si ritiene sia il motivo per cui essi appartengono a Dioniso. Effettivamente il movimento con cui l'edera striscia sul terreno o si avvolge agli alberi può ricordare i serpenti che le selvagge accompagnatrici di Dioniso intrecciano nei capelli o tengono fra le mani. »
Dioniso viene spesso rappresentato nelle arti come vestito di pelle di leopardo, su di un carro di trionfo assieme alla sua compagna Arianna, solitamente si accompagna in gioiose processioni con bestie feroci, satiri e sileni. Il corteo che accompagnava il dio era detto tiaso. Le sue sacerdotesse erano le menadi, o baccanti, donne in preda alla frenesia estatica e invasate dal dio. Quale divinità della forza vitale, dell'impulso, dell'ebbrezza e dell'estasi divenne oggetto dell'analisi del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche che contrappose lo Spirito dionisiaco allo Spirito apollineo.
Dioniso
Fonti : Wikipedia
Mille Grazie AleTheElf !
Dioniso
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