L’Elmora o Giuoco dei cestarelliIl «Giuoco dell’Elmora o dei cestarelli» si praticò a Siena nel XIII secolo: un finto combattimento tra due schieramenti composti dagli uomini del Terzo Città contro quelli riuniti di San Martino e Camollia. Le armi erano di legno e gli scudi di vimini intrecciati (da questi l’appellativo di «cestarelli»). Purtroppo lo scontro che doveva essere «amichevole» terminava spesso con morti e feriti.
Il 4 Settembre 1261 si combatté la «finta battaglia» a ricordo della splendida vittoria sulle armi fiorentine a Montaperti riportata l’anno avanti; lo scontro fu più violento del solito tanto che il Podestà di Siena, Messer Mino, fu costretto a sospenderlo. Successivamente il Governo della Repubblica proibì tale cruento giuoco.
I Giorgiani o JuvenaliLa vittoria di Montaperti doveva però essere ricordata ed i cosiddetti Giorgiani furono istituiti proprio in onore di San Giorgio, protettore delle milizie senesi.
Scrive Niccolò di Giovanni di Francesco Ventura («Due narrazioni sulla sconfitta di Montaperto», Ed. Porri, 1844, in «Miscellanea Storica Senese», pag. 96): «Seguitò da poi che la gente d’arme, per la grande vittoria e grande guadagno che fecero, edificarono una bellissima Chiesa a onore di Dio e di Santo Giorgio, là dove è oggi in Pantaneto benché si crede che la piccola Chiesa vi fosse, ma fecero la grande e magna come al presente si vede, e ordinaro questa a perpetua memoria, che ogni anno per la festa di Santo Giorgio vi si facesse una solenne festa in questo modo cioè: in prima una selva, da poi un uomo armato in forma di San Giorgio, combatta col dragone, e la donzella istia in orazione: questo si faceva a similitudine di San Giorgio...». In genere, un gruppo di armati di elmo, corazza, spada di legno spuntata, doveva difendere un fortilizio, a ciò predisposto, dall’assalto di un altro gruppo, similmente armato.
Si evitava così il «corpo a corpo», ma il gioco non piacque e gradatamente venne a cessare.
La PugnaIl gioco delle «Pugna», nato contemporaneamente ai «Giorgiani», incontrò invece il favore popolare. Fu in sostanza la ripetizione dell’ «Elmora» dove tuttavia, in luogo delle armi di legno, si usarono le mani «nude».
Le due squadre si fronteggiavano nel Campo o nella piazza del Carmine, sempre divise nei terzi di Città contro San Martino e Camollia. La lotta era condotta a pugni, schiaffi, e persino a morsi. I vincitori erano incoronati di alloro.
Il gioco ebbe inizio subito dopo la proibizione di quello dell’«Elmora», nel mese di Novembre del 1261, e si ripeté fino ai primi anni del XVIII secolo, solitamente nel periodo di Carnevale.
La PallonataVariante del giuoco delle «Pugna» fu la «Pallonata» attuata nel giorno di Santo Stefano.
Due squadre si presentavano, contraddistinte nell’abito di diverso colore, sul luogo destinato allo svolgimento del giuoco (il Campo o la Piazza del Carmine). A pugni, spinte e sgambetti, si cercava di scaraventare il pallone nella porta degli avversari.
Quando la manifestazione veniva svolta nella Piazza del Campo, il pallone era lanciato ai contendenti dall’alto della Torre del Mangia. Le porte erano costituite dalla Bocca del Casato (per i Terzi di Camollia e San Martino) e dall’ingresso di Via San Martino (per il Terzo di Città).
Senza successo, nel 1904 (vedi immagine) e, poi, nel 1909, si tentò di riproporre tale spettacolo.
Il TorneoVa ricordato anche il «Torneo», riservato ai nobili cavalieri senesi.
Nel 1399, commemorando una vittoria riportata da Gian Galeazzo, Duca di Milano, i nobili senesi si affrontarono nel Campo, per la prima volta, ad armi cortesi. In tali circostanze la Piazza veniva attrezzata con palchi all’intorno dove prendevano posto gli spettatori, mentre sul palco d’onore sedevano nobili fanciulle in nome delle quali si faceva sfoggio di coraggio e abilità.
Precedentemente il «Mantenitore della Giostra» (colui che provocava il combattimento) aveva portato i cartelli di sfida che erano stati accettati dai «Venturieri». I cavalieri, armati, entravano a cavallo nel Campo preceduti dagli araldi, accompagnati dai padrini e seguiti dagli scudieri e da largo stuolo di famigli. Compiuto il giro delle tribune, al suono delle trombe, si disponevano al combattimento. Al segnale, dato dai «Maestri di Campo», i cavalieri si lanciavano l’uno contro l’altro. Vinceva il cavaliere che riusciva a piazzare tutti i colpi prescritti nei «Capitoli della Giostra».
L’ultimo torneo fu effettuato nel 1602 in occasione di una visita a Siena del Granduca Ferdinando I.
Riferimenti:
- Tutta Siena contrada per contrada di Piero Torriti;
- Sito web: Il Palio