Quello di Bucefalo è di certo uno dei miti più inossidabili della storia antica: tra le celebrazioni in prosa di Plutarco ed il poemetto “Alexandros” di Giovanni Pascoli corrono più di duemila anni, ravvivati strada facendo da scritti d’autori e artisti di ogni calibro. Bucefalo (in greco antico Βουκέφαλος Bouképhalos, in latino Bucephalus) era il cavallo di
Alessandro Magno. Il nome di questo leggendario animale deriva dal greco antico βοῦς (bous), bue, e da κεφαλή (kephalê), testa e significherebbe quindi "
testa di bue". La testa di bue di Bucefalo era un'allusione alla sua imponente stazza (molto più grande degli altri cavalli dell'epoca) e alla sua somiglianza con tale animale: fronte larga, narici distanti, profilo leggermente concavo (caratteristico dei cavalli di razza orientale, in particolar modo della razza della Tessaglia). Bucefalo aveva un mantello nero e una stella bianca sulla fronte ed un occhio azzurro, di colore diverso dall'altro; sul fianco portava una macchia a forma di toro. Queste caratteristiche si desumono da un misto di descrizioni storiche e leggendarie:
Alexandre de Paris, ad esempio, nel "
Romanzo di Alessandro", lo descrive addirittura come un essere mostruoso, coi fianchi bianchi e neri e la groppa fulva, la coda di pavone e gli occhi di leone. Nell'immaginario collettivo, inoltre, Bucefalo ricorre anche come mangiatore di uomini, tanto che nessuno osa entrare nella sua stalla murata, poiché il suo grido era agghiacciante per qualsiasi essere! umano.
STORIA DI BUCEFALOQuesto formidabile cavallo proveniva dalla Tessaglia, terra famosa per la qualità dei suoi allevamenti, ed un giorno venne offerto dal suo padrone Filoncino di Farsalo al re
Filippo II di Macedonia per la cifra stratosferica di 13 talenti (più o meno qualche milione di euro di adesso). Filippo e i suoi dignitari lo giudicarono indomabile e lo rifiutarono, ma il giovane Alessandro replicò con sfrontatezza che essi erano degli incapaci. Spronato dal padre a dimostrare con fatti l’arditezza delle parole, Alessandro si esibì nel celebre episodio della doma. Accortosi che il cavallo era intimorito dalla sua stessa ombra lo afferrò per le briglie e lo fece volgere verso il sole, carezzandolo a lungo, poi con rapido balzo gli salì sulla groppa: l’animale si lanciò in una corsa sfrenata per oltre dieci miglia finché, ormai esausto, si arrese finalmente al suo nuovo padrone, di cui certamente intuì la futura gloria. Da allora, Bucefalo non si lasciò montare da nessun altro e Alessandro non ebbe un altro destriero. Il cavallo accompagnò per quasi un ventennio il suo padrone nelle battaglie, alla conquista del mondo conosciuto. Nel 330 Alessandro rimase in sella, inseguendo i Persiani, per ben undici giorni filati e seicento chilometri di strada, mentre in battaglia non meno di sei volte Bucefalo, ancorché ferito, gli salvò la vita portandolo fuori dalla mischia. Bucefalo precedette di tre anni il suo padrone nel cielo degli eroi. Nel giugno del 326 a.C. Alessandro affrontò il re Poros sulle rive del fiume Idaspe (India), ed è
Aulo Gellio a tramandarci la fine del leggendario cavallo. Nel folto della mischia Bucefalo ricevette decine di frecce nel capo e nel fianco, ma, seppure morente, “
con velocissimo corso trasse il re fuori della schiere nemiche”. Nonostante avesse riportato ferite gravissime infatti, non permise che Alessandro montasse un altro cavallo e lo guidò verso l’ultima vittoria. Dopo la battaglia, coperto di sudore e sangue, Bucefalo si accasciò al suolo senza vita, tra le lacrime del suo padrone: aveva trent’anni esatti, come lo stesso Alessandro. il cordoglio di Alessandro fu enorme e davvero inconsolabile. Per meglio onorare il suo nome, a poca distanza dall’ Idaspe, il grande re fondò la città di Alessandria Bucefala (odierna Jehlum, città del Punjab, provincia del Pakistan) lì dove, verosimilmente, il cavallo fu pure sepolto con onori regali se non addirittura divini.
Lo scrittore francese Giraudoux disse che il cavallo “
è la parte più importante del cavaliere”... e la vicenda di Bucefalo lo conferma.
Fonti: 1)Domenico Rotella (rivista mensile “IL MIO CAVALLO”, Marzo 2000, anno 11, numero 3); 2)Wikipedia.