Nei lontani giorni dei nostri antenati, un giovane guerriero di nome
Penna Sincera viveva presso
Mount Hood. Il suo spirito guardiano era un grande alce, che insegnò a Penna Sincera a conoscere così bene i migliori luoghi ove cercare ogni specie di selvaggina che lui divenne il più esperto cacciatore della sua tribù. Lo spirito guardiano gli ripeteva sovente: “
Non uccidere mai più di quello che tiabbisogna. Uccidi soltanto per le tue immediate necessità. Allora ce ne sarà asufficienza per tutti”. Penna Sincera gli obbedì. Uccideva soltanto per il cibo, soltanto quello di cui aveva bisogno. Gli altri cacciatori della tribù lo deridevano perché non cacciava per divertimento e perché quando andava a caccia non usava tutte le frecce. Ma Penna Sincera obbediva al grande alce. Uno degli anziani della tribù, di nome
Corvo Acuto, progettò nel suo cuore malvagio d’indurre il giovane a disobbedire al suo spirito guardiano. Finse di essere un saggio e di aver avuto una visione. Affermò che nella visione il
Grande Spirito gli aveva detto che il prossimo inverno sarebbe stato lungo e freddo e che ci sarebbe stata molta neve. “
Uccidete quanti più animali potete”, diceva Corvo Acuto ai cacciatori della tribù. “
Dobbiamo mettere da parte la carne per l’inverno”. I cacciatori, credendogli, andarono nelle foreste e nelle praterie ed uccisero tutti gli animali che poterono. Ogni uomo cercò di essere il miglior cacciatore della tribù. Dapprima Penna Sincera non volle andar con loro, ma Corvo Acuto continuava a dire: “
Il Grande Spirito mi ha detto che avremo un duro inverno. Il Grande Spirito mi ha detto che dobbiamo rifornirci ora di carne”. Penna Sincera pensò che Corvo Acuto stesse dicendo la verità. Così finì con il cedere e andò a caccia lungo il fiume che ora è chiamato
Hood River. Prima uccise cervi ed orsi, ma ben presto s’imbatté in cinque branchi di alci e li uccise tutti, tranne uno, che aveva soltanto ferito. Penna Sincera non sapeva che questo era il suo alce tutelare, e quando l’animale ferito fuggì nella foresta, lo inseguì. Seguì le tracce dell’alce sempre più nel folto della foresta e sulle montagne, ed alla fine arrivò ad un bel laghetto. Là, coricato nell’acqua, non lontano dalla sponda, c’era l’alce ferito. Penna Sincera s’inoltrò nel lago per tirare l’animale a riva, ma quando lo toccò sia l’animale che il cacciatore sprofondarono. Quando si svegliò, si trovò nel fondo del lago. Tutt’intorno a lui c’erano gli spiriti degli alci, dei cervi e degli orsi. Avevano l’aspetto di esseri umani e tutti si stavano lamentando. Udì una voce dire distintamente: “
Trascinatelo qui”. E qualcuno trascinò Penna Sincera più vicino all’alce ferito. “
Trascinatelo qui”, disse ancora la voce. E di nuovo Penna Sincera fu trascinato più vicino al grande alce. Alla fine si trovò accanto a lui. “
Perché mi hai disobbedito?” chiese l’alce. “
Tutto intorno a te vi sono gli spiriti degli animali che hai ucciso. Non sarò più il tuo spirito guardiano. Mi hai disobbedito ed hai trucidato i miei amici”. Poi la voce che aveva detto: “
Trascinatelo qui”, disse, “
Scacciatelo”. E gli spiriti buttarono il cacciatore fuori dell’acqua, sulla riva del lago. Stanco nel corpo e depresso nello spirito, Penna Sincera a stento riuscì ad arrivare al villaggio dove viveva la sua tribù. Entrò lentamente nella sua tenda e crollò a terra. “
Sono ammalato”, disse. “
Sono stato nel luogo dove c’è la dimora degli spiriti perduti. Ora non ho più il mio spirito guardiano, il grande alce. E’ nel lago degli spiriti perduti”. Poi si adagiò sul dorso e morì. Da allora gli Indiani chiamano quel lago il
Lago degli Spiriti Perduti. Sotto le sue calme acque blu ci sono gli spiriti di migliaia di morenti. Sulla sua superficie chiara si specchia il
Mount Hood, che sta ritto come un monumento agli spiriti perduti.
Racconto del popolo Wasco, tratto dall’opera “Miti e leggende degli Indiani d’America”, Edizione CDE, 1992.