Eros nelle religioni dell'antica Grecia è il dio dell'amore.
Nelle origini non era considerato divinità, ma pura forza ed attrazione: per Omero infatti rappresentava quell'attrazione irresistibile che due persone sentono uno per l'altro e che può portarli a perdere la ragione o alla distruzione.
È per Esiodo che Eros diventa un dio, ma non ancora la classica rappresentazione del fanciullo paffuto, che vola scoccando frecce d'amore, ma una divinità primordiale, antica come Gea (la Terra) stessa. Non è il figlio di Afrodite, ma il suo compagno di ogni momento. L'Eros di Esiodo aveva una potenza enorme, poteva causare danni a cui nessuno poteva porre rimedio, né uomini né dèi.
Da questa concezione, successivamente la figura del dio temibile si trasformò in una divinità dell'amore, ma ancora Euripide gli riconosceva un grande e pericoloso potere, da citarlo in un coro di Ifigenia in Aulide rievocando le sue frecce in senso figurato.
Il potere di Eros era illimitato, egli era l'elemento attivo dei tempi primordiali. Per questo motivo era adorato a Tespi sotto forma di una pietra grezza.
Vi sono diverse versioni della sua genealogia. A volte viene considerato figlio di Afrodite generato con Ermes, oppure della dea e di Ares, il dio della guerra,[1] o, infine, un figlio di Zeus, concepito con la figlia Afrodite, in modo tale che Zeus fosse al contempo padre e nonno del piccolo.[2] Una tarda leggenda di origine poetica lo definiva figlio di Iride l'arcobaleno e del vento dell'Ovest.[3] Più spesso è detto figlio di Afrodite e Ares o divinità primordiale.
Per personificare le diverse forme che può assumere, gli vengono attribuiti a volte dei fratelli, come Anteros. Un tardo racconto lo indica come lo sposo che Psiche(Psyké) non avrebbe mai dovuto vedere in volto.
In Platone e precisamente nel Simposio è descritto, per bocca di Socrate e secondo l'insegnamento di Diotima di Mantinea, come figlio di Penia (Mancanza) e Poros (Ingegno). Eros rappresenta così la ricerca di completezza che causa l'amore e le mille astuzie a cui sono pronti gli amanti per raggiungere i loro scopi amorosi. In chiave prettamente filosofica, la natura ingegnosa di Eros lo porta ad essere via verso la filosofia attraverso la mania erotica.
In quanto dio dell'amore, Eros ha un ruolo determinante nella produzione poetica greca, dove viene spesso invocato per descrivere la passione del poeta.
« A primavera, quando
l'acqua dei fiumi deriva nelle gore
e lungo l'orto sacro delle vergini
ai meli cidoni apre il fiore,
e altro fiore assale i tralci della vite
nel buio delle foglie;
in me Eros,
che mai alcuna età mi rasserena,
come il vento del nord rosso di fulmini,
rapido muove: così, torbido
spietato arso di demenza,
custodisce tenace nella mente
tutte le voglie che avevo da ragazzo. »
(Ibico - traduzione di Salvatore Quasimodo)
Fonte: wikipedia