Abiti medievali
Nel corso della storia, la religione ha sempre ricoperto un ruolo di grande importanza negli usi e nei costumi della società.
Anche nel corso del Medioevo e nel periodo immediatamente precedente, che vide affermarsi definitivamente il cristianesimo, la quotidianità e le abitudini della società vennero fortemente influenzate.
Le istituzioni sacre infatti, tendevano a condannare la carne e la sua esibizione e ad oscurare l'uomo nella sua naturalità: le autorità ecclesiastiche incoraggiavano ad un abbigliamento modesto e morigerato, condannando talvolta gli eccessi femminili (San Gerolamo).
Inoltre, una grande depressione economica invase l'Europa fino all'anno Mille, circostanza che portò a tralasciare per qualche tempo la moda e le sue innovazioni.
Per queste ragioni, le vesti e gli accessori rimasero quelli dell'epoca tardo romana (al sud) o d'influenza barbarica (a nord) e non furono applicate particolari differenze tra abbigliamento maschile e femminile.
Caratteristica di questo modo di vestire era la semplicità delle forme e dei tagli, la comodità dei materiali e dei modelli, la sobrietà delle decorazioni: uomini e donne indossavano entrambi tuniche e mantelli lunghi fino a terra, con maniche lunghe e larghe fino a coprire le mani.
Questa scelta di utilizzare gli stessi modelli sia per uomo che per donna, nonostante le prediche ecclesiastiche (che giudicavano disdicevole un tale comportamento), fu dettata da un grande rispetto per i tabù sessuali, nonché per occorrenze pratiche, come il ripararsi dal freddo.
L'unica prerogativa in più che aveva l'uomo era l'utilizzo dei pantaloni: in quegli anni non esistevano vestiti diversi per le diverse stagioni e difficilmente per i vari momenti della giornata.
I primi decenni del Medioevo furono caratterizzati quindi da una scarsa differenziazione tra uomini e donne, accentuata ancor di più dal fatto che gli uomini cominciarono a lasciarsi crescere la barba ed i capelli, arricciandoli talvolta con il ferro apposito.
Anche i bambini non differivano molto l'uno dell'altro, né dagli adulti: essi spesso indossavano vestiti in tutto simili a quelli dei loro parenti, solo più piccoli.
Le vesti dell'epoca erano costituite dalla camicia, indumento indossato direttamente su pelle; le mutande, chiamate anche “femoralia” dai Longobardi; sopra a questo abbigliamento intimo venivano poste due tuniche, una con le maniche aderenti ed una con le maniche larghe, la seconda delle quali poteva essere sostituita da un mantello.
Vi erano sostanziali differenze tra l'abbigliamento nobile e quello popolano: i nobili erano “vestiti dall'autorità divina” e quindi indossavano stoffe pregiate ed accessori di ogni genere (mantelli, veli, guanti e copricapi a punta); il popolo, in particolare i poveri, spesso non indossavano mantello né calzature.
In questi anni venne inoltre introdotto l'utilizzo della pelliccia, per contrastare il freddo nelle case in cui il camino e le finestre a vetri non esistevano ancora.
A partire dall'anno Mille, le città conobbero un periodo di grande crescita che portò alla formazione dei Comuni e alla diffusione di attività commerciali in mano alla borghesia cittadina: in particolar modo, essi cominciarono ad occuparsi della lavorazione di tessuti importanti e della decorazione degli stessi (ispirate ai motivi orientali).
In seguito all'attenta lavorazione, questi tessuti venivano messi in vendita e spesso esportati all'estero, principalmente lungo la famosa via della Seta, occasioni durante le quali i commercianti avevano la possibilità di ammirare nuovi stili e nuove mode da importare in Italia.
Nel corso del Duecento si assistette poi ad un restringimento delle vesti, pur mantenendo una certa omogeneità tra abiti maschili e femminili: è di questi anni l'invenzione dei bottoni, che servì a far aderire le maniche al corpo, nonché la sparizione della tunica per far posto alla sopravveste (lunga casacca senza maniche indossata sulla veste).
Sin dal Trecento invece si diffuse una differenziazione delle vesti tra uomini e donne e, soprattutto, tra ceti sociali: iniziò a prendere piede l'ideologia per cui la provenienza sociale doveva essere visibile ad un primo sguardo, attraverso stoffe, accessori e ricche decorazioni.
L'abito di ognuno doveva essere pratico e rappresentativo: spesso era un ottimo biglietto da visita negli incontri di lavoro ed ufficiali, per cui cominciò ad avere un importante ruolo nella quotidianità.
Come preannunciato, si ebbe una prima distinzione tra moda femminile e maschile: le donne indossavano abiti stretti che rialzavano il petto contenuto, nonché veli e copricapi in grado di celare i capelli; gli uomini di contro, ricominciarono a tagliarsi i capelli ed a radersi la barba, portando in ogni caso la frangia e riccioli sulle tempie.
In questi anni vennero inoltre inventati gli occhiali.
Gli elementi distintivi della classe nobiliare erano concentrati in particolar modo sull'oggettistica, gioielli pregiati con forme e colori elaborati, nonché sui tessuti decorati e lavorati con molta cura.
Questi ultimi venivano raccolti e raffinati dalle donne del popolo, mentre le dame si dedicavano alla tessitura ed al ricamo nel tempo libero.
Le stoffe più diffuse in quell'epoca erano il lino, la canapa e il fustagno (misto di lino e cotone): mentre il primo veniva impiegato in lenzuola e camice, la seconda era utilizzata per gli abiti da lavoro e le fodere (a causa della sua grande resistenza); infine, il fustagno era molto apprezzato sia per gli abiti che per i complementi d'arredo.
I nobili spesso indossavano pellicce siberiane, armene, tedesche e norvegesi: le pelli degli animali italiani, considerate meno pregiate, venivano tinte ed usate per gli interni o per i dettagli decorativi di soprabiti e tuniche.
I colori erano un elemento molto importante e curato nell'abbigliamento delle classi privilegiate: più un tessuto era luminoso e decorato, più era ritenuto lussuoso e prestigioso; per questa ragione spesso venivano preferiti i colori caldi e vivaci, lasciando le tinte scure al popolo.
Oltre che nelle vesti, si osava anche nelle calzature, ricche di orpelli e con forme strane e stravaganti.
Lo sfrenato sfarzo e la sua esibizione senza limiti, nonché la continua ricerca di elementi per stupire e distinguersi dagli altri portò lo Statuto suntuario di Bologna ad imporre precise regole al lusso dell'abbigliamento, nel 1401.
Fonte: Castello di Gradara