Per le fate gli arbusti assumono spesso un significato simbolico e per questo motivo alcune di loro proteggono sia la singola pianta che l’intera foresta anche a costo della loro stessa vita. L’albero rappresenta per una fata o una ninfa una delle fonti da cui trarre preziose energie che consentiranno, a loro volta, sia lo sviluppo di alcuni poteri che il continuo rinnovamento delle proprie forze. Si può ben comprendere a questo punto il forte legame che intercorre tra la fata e gli alberi: essi possiedono una immensa energia vitale che solo le fate sanno comprendere pienamente!
Simbolo della forza vitale della natura è senza dubbio la
betulla. Tale albero rappresenta la stagione invernale, ovvero l’inizio di un nuovo ciclo vitale. Un’antica leggenda identifica la betulla come il primo albero a crescere successivamente allo scioglimento dei ghiacci. Le fate adorano la sua corteccia bianca, simbolo di purezza, che spesso utilizzano per costruire culle accoglienti per i loro figli o che doneranno ai loro protetti: sembra infatti che la corteccia di questo albero protegga dagli spiriti maligni. Prediletto dalle ninfe acquatiche è invece il salice, simbolo dei ritmi lunari. Pianta molto resistente grazie alla sua flessibilità, predilige le acque basse di fiumi e laghetti garantendo alle ninfe, con la sua chioma, un sicuro riparo da occhi indiscreti.
Il
frassino è invece un albero le cui radici penetrano in profondità nella terra e i cui rami, spessi e robusti, tendono al cielo. Esso abbraccia terra ed aria, ovvero, il mondo magico e quello terreno. Il frassino grazie alla sua preziosa energia, consente alle fate il passaggio dal regno fatato a quello degli umani. Infatti, assorbendo energia dalle piante le magiche creature possono rendersi visibili all’occhio umano.
Il potere della preveggenza è invece reso possibile grazie all’energia che scaturisce dal
nocciolo e dal
tasso: il primo viene utilizzato per accendere i fuochi durante le feste fatate, l’energia del secondo, consente loro di osservare eventi futuri o indicare ai loro protetti la giusta via da seguire. L’
edera è invece amata dalle muse: è simbolo di immortalità dato che ha la capacità di crescere ovunque.
Esistono alcune specie di alberi che nel regno fatato rivestono un ruolo molto importante.
Il re di tutti i boschi è, senza dubbio alcuno, l’albero della
quercia. Solido e imponente, lento nella crescita ma estremamente resistente: vanta una grande longevità; la sua vita può durare secoli e secoli. Non a caso viene preso a simbolo della continuità della vita che prevale sulla morte. Possiede una forza grandissima dato che le fate lo chiamano l’albero della memoria.
Portatore di energia vitale allo stato puro, risulta molto amato e protetto dalle magiche creature: infatti nel caso in cui una quercia venisse abbattuta morirebbero tutte le fate che si trovano nelle vicinanze.
Il
sambuco è associato alle fate protettrici delle case: un albero di sambuco piantato nel proprio giardino garantirà la difesa dagli spiriti maligni e, se si è fortunati, donerà all’uomo la capacità di comunicare con le creature del Piccolo Popolo. L’usanza vuole che ci si debba inchinare sette volte quando ci si trova di fronte un sambuco: a tale numero corrispondono, infatti, i doni che si possono ricevere dai fiori, dai germogli, dalla corteccia, dalle foglie, dal midollo, dalle radici e dalle bacche di questo prezioso albero. Il sambuco ha purtroppo una forma abbastanza inquietante, per questo motivo qualche burlone ha sparso la voce che si tratti di una strega trasformatasi in arbusto. Niente di più falso! Il sambuco offre protezione contro le serpi, contro il male e dai pensieri d’invidia. Le fate non utilizzano mai i rami di sambuco per accendere i fuochi: sarebbe un grave sacrilegio che scatenerebbe di certo una moltitudine di forze maligne.
Nell’antichità, invece, chi abbatteva un
melo andava incontro a morte sicura. In questo caso, infatti, sia gli uomini che le fate considerano il melo un albero dalle capacità magiche: permette la connessione tra i due mondi, magico e terreno, consentendo l’iniziazione a remotissime scienze segrete. Anche i frutti del melo hanno da sempre un valore molto speciale per le creature del mondo fatato: golose della polpa dolce e croccante, tagliando le mele in due perfette metà le fate hanno accesso alla conoscenza di avvenimenti futuri; ciò avviene perchè riescono ad interpretare il disegno formato dal cuore e dai semi contenuti in esse. Numerose leggende narrano di magici alberi dalle mele d’oro: quelle che donano l’immortalità o ancora di mele maledette o avvelenate. Per comprendere al meglio il valore simbolico di questa pianta possiamo far riferimento ad un fatto curioso svelatoci nel corso della nostra avventura. Nella terra di
Avalon, regno del leggendario
King Arthur si potevano osservare grandi distese di alberi di melo. Inoltre, la traduzione del nome Avalon sta a significare letteralmente “
paese dei pomi”.
Anche l’
abete è molto amato dalle leggiadre fatine e lo difendono in caso di pericolo emettendo inquietanti lamenti, udibili in tutta la valle. Non è raro trovarle nasconte all’interno di cavità del tronco oppure sulla punta più alta a contemplare il bellissimo paesaggio e tutto ciò che accade nei dintorni.
L’arbusto più importante, da sempre legato al mondo delle fate è il biancospino: un suo cespuglio sta sempre a indicare la vicinanza a un luogo prediletto da questi magici esseri. Le fronde dell’arbusto proteggono le fate da occhi indiscreti ed i fiori sono usati per creare meravigliose e profumate ghirlande che indosseranno nelle migliori occasioni.
“
Devo informarvi dell’esistenza di un albero che, per il Piccolo Popolo, è messaggero di morte e terrore… questo è l’ontano! Tanto tempo fa, una ninfa, la cui dimora era proprio quest’albero, si innamorò di un giovane principe promesso ad un’altra donna. Gelosa e tremendamente irata la ninfa provocò, con l’ausilio di un ignobile trucco, la morte per annegamento della giovane principessa: i rami dell’Ontano cinsero la sventurata che fu trascinata nel profondo delle acque di un fiume. Insoddisfatta della sua terribile azione, la ninfa s’impossessò di una ciocca di capelli della ragazza che rinchiuse, con una goccia di rugiada, tra i petali di un fiore acquatico. Il fiore viaggiò per tre giorni e tre notti lungo il fiume, e all’alba del quarto giorno, generò una bimba identica alla principessa. La misteriosa bimba crebbe in fretta e fu presto condotta, dalla malvagia ninfa, al cospetto del disperato principe che, rincuorato, subito l’accolse. Purtroppo il principe si rese conto ben presto di non aver ospitato la sua amata ma un essere identico a lei privo però di anima e cuore. Un giorno la ninfa si ripresentò dal giovane principe per rendere note le sue malefatte rivelandogli altresì che la principessa sarebbe rientrata in possesso della sua anima solo grazie al sacrificio di un essere dal cuore puro. Il principe (una volta tanto gli uomini fanno funzionare la materia grigia!) conscio di aver perso per sempre la sua amata, cacciò dal suo regno le malefiche donne. Si narra che la principessa senz’anima vaghi ancora tra gli alberi di ontano in bilico tra la vita e la morte, non appartenendo né all’uno né all’altro dei due regni…”
Brano tratto dal libro: "Bogus Racconta... Il Piccolo Popolo...
Fate & Ninfe" di Azzurra Tacente