Una povera vedova che viveva sola, aveva da poco falciato e raccolto il grano del suo piccolo campo . Era la provvista per l'inverno e ogni chicco di grano era benedetto da Dio. Un vicino di casa l'aveva aiutata a sistemare il frumento nell'aia, in attesa della battitura. Ma poiché era ormai quasi buio ed erano entrambi stanchi morti, il compare e la comare avevano collocato nel cortiletto, un po’ alla rinfusa , i covoni della paglia insieme al grano ed erano andati a dormire nelle rispettive case. Durante la notte, una notte senza luna e senza vento, la donna si svegliò all'improvviso, disturbata da uno strano rumore che proveniva dall'esterno, proprio dalla sua aia. Era il rumore di un carro a buoi che si muoveva con circospezione, spinto da una voce soffocata e frettolosa: “
Eeeh! Oooh! Trù su fò! “(tipico richiamo sardo d'incitamento ai buoi). Preoccupata, la donna si vestì svelta svelta, si precipitò alla porta e s'affacciò allo spioncino. Ma il buio era così profondo che non si distingueva la terra dal cielo, né gli uomini dalle bestie, né tantomeno gli amici dai nemici. Spaventata, chiamò allora a gran voce il compare, che dormiva nella casa vicina:
“
Ohi, compá!“.
“
Eeeh?! “ rispose il compare con una voce che sembrava venire dall'altra parte del paese, tanto era lontana.
“Qualcuno mi sta rubando il grano!“
“Nooo! È solo un po’ di vento“. E un po’ di vento incominciò davvero a levarsi e a soffiare sull'aia, ora leggero, ora furioso, come l'ansimare di un'anima in pena. Per niente tranquillizzata, la comare uscì all'aperto e si guardò attorno, tentando disperatamente di trapassare con lo sguardo quel buio senza fine. Purtroppo neppure il cielo stellato le venne in aiuto, perchè la luminescenza delle stelle non era tanto forte da vincere l'oscurità della notte.
“
Ohi, compá! “gridò la comare spaventata.
“
Eeeh?! “
“
Qui mi rubano il grano e la paglia“.
“Nooo! È il vento vi dico“.
E la voce del compare era così lontana da sembrare addirittura che provenisse da una collinetta che si trovava poco fuori dal paese. E proprio da quella collinetta incominciò pian piano a diffondersi nell'aria una pallida luminosità, come una scia di lucciole in processione che volavano lentamente verso il cielo. A mano a mano che la scia luminosa saliva, il paesaggio si schiariva tutt'intorno come un'alba precoce. E allora la comare riconobbe il carro del compare che aveva ormai raggiunto la cima della collina, stracarico di grano e di paglia. Ma dai sacchi semiaperti, per la fretta di scappare, scaturivano a ogni scossone del carro, manciate di paglia e di grano, che si spargevano nell'aria sospinte dal vento.
“
Ohi, compá!“
“
Eeeh?"
“
Ma allora il ladro siete voi!“
“
Nooo! È solo il vento....“
E il vento beffardo svuotava i sacchi di grano e di paglia dal carro del compare spergiuro , tracciando in direzione del cielo un lungo sentiero sinuoso, come un immenso stradone pieno di polvere sfavillante che portava alle stelle. Così nacque la Via Lattea, che i pastori sardi chiamano ancora, appunto,
su caminu'e sa paza,
la strada di paglia.
(
Leggenda sarda)
Immagine: "Carro con paglia" di Cesare Marchesini.