Arwen Druido
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| Titolo: Primo Periodo Intermedio : dalla VII Dinastia alla XI Dinastia Ven Nov 04, 2011 11:21 pm | |
| I° PERIODO INTERMEDIO
(2200 – 2050 a.C.) A partire dal regno di Pepi II cominciarono a manifestarsi fermenti sociali e, per più di un secolo, l’Egitto fu preda di disordini, di anarchia a livello provinciale e, forse, anche di invasioni straniere. Questo periodo è molto oscuro, ed è caratterizzato dalla decadenza del potere centrale di Menfi e da rivolgimenti sociali. Mentre la prima si intravede nei documenti di cui disponiamo, gli altri cambiamenti ci sono noti soltanto tramite testi di epoche successive. Della decadenza del potere reale è, per alcuni, evidente fatto che, a partire dalla V dinastia, la carica di governatore del nomo diviene ereditaria, riducendo cosi l’influenza regale. Ma la ragione vera di questa decadenza potrebbe essere legata a fattori fisici: il clima, che prima era umido, verso il 2300 si inaridisce, e ciò comporta la diminuzione delle risorse alimentari egiziane mentre, allo stesso tempo, obbliga le popolazioni insediate nella steppa a rifugiarsi nella valle, determinando cosi un cambiamento economico-sociale. La decadenza della regalità, forse accelerata dalle incursioni dei beduini che il potere centrale non aveva più la forza di respingere, sembra essere stata alla base dei disordini sociali, che noi conosciamo tramite alcuni testi molto interessanti, anche se redatti in epoche successive da scribi incaricati dai sovrani della XII dinastia di celebrare la restaurazione dell’ordine e della stabilità. Essi avevano perciò tutto l’interesse a esagerare la gravità della situazione per mettere in evidenza l’opera pacificatrice dei re del Medio Regno; in realtà non si sa neppure se questa rivoluzione ha interessato tutto l’Egitto o se è rimasta localizzata soltanto nella zona di Menfi. Non si conosce quasi nulla degli altri avvenimenti dell’epoca. Le liste dei re e Manetone dividono i regnanti, di cui conosciamo soltanto il nome, in due dinastie, la VII e l’VIII. La prima avrebbe contato settanta re di Menfi che regnarono per settanta giorni; la seconda, conosciuta soltanto dalle liste reali, avrebbe avuto dai 18 ai 32 faraoni, di cui alcuni avrebbero regnato contemporaneamente con un governo di tipo oligarchico. Per lungo tempo si è creduto che, all’inizio dell’VIII dinastia, i nomarchi del sud dell’Alto Egitto, si fossero uniti fondando un regno indipendente, governato dal nomarca di Copto, che sarebbe durato una quarantina d’anni; ma nel 1946 W.C. Hayes ha dimostrato che questa dinastia copta non è mai esistita. Quando l’VIII dinastia termina, intorno al 2220, l’Egitto è diviso in tre parti: al nord c’è una forte presenza di invasori asiatici, al centro, a Menfi, resiste la vecchia monarchia centralizzata ma, nel Medio Egitto, Kheti, nomarca di Eracleopoli, prende il titolo di re dell’Alto e del Basso Egitto e ben presto controlla sia la zona di Menfi che il Fayum. Nel sud invece i re menfiti sono stati soppiantati dai nomarchi di Tebe, che hanno raggruppato intorno a sé i nomi (distretti) meridionali. Sembra che questa situazione sia durata abbastanza ed è interessante notare come, se non si tiene conto del delta, l’Egitto sembra essere tornato all’epoca preistorica, con un raggruppamento di nomi al nord, nel Medio Egitto (dinastia eracleopolitana), di cui conosciamo alcuni re (Kheti I, II e III e Merikara), e uno a sud, a Tebe, con a capo gli Antef o i Mentuhotep. Si giunse presto a uno scontro e la situazione rimase a lungo confusa tra alterne vicende di vittorie e sconfitte da entrambe le parti, fino a quando, nel 2060, troviamo l’Egitto nuovamente unito sotto Mentuhotep, discendente dei governatori tebani che governavano i nomi del sud; da questa data si fa iniziare il Medio Regno. Malgrado tutti i suoi difetti, Manetone fornisce un’intelaiatura entro la quale s’inquadrano abbastanza bene i risultati delle ricerche; si possono elencare cinque fasi storiche che si sovrappongono l’una all’altra:
1. rapida disintegrazione dell’antico regime menfitico seguita al lunghissimo regno di Pepi II; 2. stragi e anarchia conseguenti allo sfacelo della monarchia e alla rivalità tra i feudatari provinciali, o “nomarchi”, probabilmente fomentate anche da infiltrazioni asiatiche nel delta; 3. formazione di una nuova linea dinastica di faraoni fondata da Akhtoy (l’Achthoes di Manetone) in testa e Eracleopoli come capitale; 4. sempre crescente importanza di Tebe sotto il dominio di una ancora più energica famiglia di principi guerrieri, dei quali i primi quattro portano il nome di Inyotef (Antef, nei vecchi testi di storia egizia), gli ultimi tre quello di Menthotpe (Mentuhotep); 5. guerra civile tra i principi tebani e la dinastia di Eracleopoli, e vittoria finale di Menthotpe I che riunisce i due paesi preparando l’avvento del Medio Regno, di cui Ammenemes I (XII dinastia), uno dei più grandi sovrani dell’Egitto, sarà l’iniziatore.
Con Menthotpe I si può considerare concluso il I periodo intermedio. In che misura si sovrappongano le cinque fasi e quale ne sia la rispettiva durata è ignoto; a questa incertezza è dovuta l’impossibilità di ricavarne un quadro coerente. Il vero nodo della questione sta nella cronologia, e anche se i più recenti studi autorevoli in materia sono d’accordo nel valutare da duecento a duecentocinquanta anni la durata del periodo intercorso da Nitocris alla fine del regno di Menthotpe, la loro opinione è poco più di una congettura. Il Canone di Torino non offre aiuto essendo andata persa la cifra totale degli anni di regno dei sovrani eracleopolitani e dei loro successori, e la possibilità di una sovrapposizione con l’XI dinastia vi appare del tutto ignorata.
VII e VIII Dinastia (2200-2170 a.C.) E’ impossibile precisare il momento in cui scoppiarono quei gravi disordini che segnarono la fine dell’Antico Regno, la cui realtà storica è fuor di dubbio, e vi è ragione di credere che perdurassero senza interruzione o a intervalli fino a buona parte della XI dinastia. Dobbiamo quindi supporre che la monarchia menfita sia andata sempre più indebolendosi finché non le fu più possibile tenere sotto controllo i monarchi delle province più lontane a monte lungo il fiume. Secondo Manetone la VII dinastia sarebbe formata da settanta re di Menfi, che avrebbero regnato per settanta giorni. L’VIII dinastia, di Menfi anche questa, comprenderebbe ventisette re per 146 giorni di regno. L’elenco di Abido mette al loro posto ben diciotto re prima di saltare direttamente agli ultimi sovrani della XI dinastia. E’ probabile che in effetti tutti i regni corrispondenti alla VII e alla VIII dinastia di Manetone si condensassero in uno spazio di tempo relativamente breve, forse non più di un quarto di secolo. Cessano ora del tutto notizie dirette del delta. Le spedizioni al Sinai in cerca di turchesi sono finite e non verranno riprese che verso la XII dinastia. Se un sigillo cilindrico dall’aspetto barbarico con il cartiglio di Khendy e uno scarabeo recante il nome di Tereru appartennero realmente ai re così denominati nell’elenco di Abido, ciò dimostrerebbe che si doveva ricorrere all’artigianato siriano anche per simili oggetti di poco conto.
IX e X Dinastia (2170-2030 a.C.) La IX e la X sono entrambe di Eracleopoli, con diciannove re ciascuna e una durata, secondo Manetone, di 409 e 185 anni. Per tutto questo spazio di tempo si fa il nome di un solo re, Achtos, collocato nella IX dinastia. Di lui Manetone dice che fosse più crudele di tutti i suoi predecessori, ma poi finì pazzo e sbranato da un coccodrillo. Siamo completamente all’oscuro sulle circostanze che determinarono l’ascesa del “Casato di Akhtoy”. La città di origine, Eracleopoli, è l’odierna Ihnasya el-Medina, cittadina a occidente del Nilo di fronte a Beni Suef; 55 miglia a sud di Menfi. Niente vi è rimasto a rivelare l’importanza che ebbe nell’antichità, ma testimonianze rinvenute altrove confermano quanto ci tramanda Manetone sull’origine eracleopolitana della IX e della X dinastia. E’ molto probabile, anche se mancano documenti sicuri, che il primo re della dinastia abbia adottato come nome di Horo quello di Meribtowe (“Diletto al cuore dei Due Paesi”), e per dare più forza alle proprie rivendicazioni non esitò ad assumere tutti i titoli faraonici. Un secondo Akhtoy, il cui prenome era Wahkara, è noto solo attraverso una bara finemente decorata proveniente da El-Bersha, sulla quale pare che i suoi cartigli siano stati scritti per errore al posto di quelli del vero titolare, l’intendente Nefri. L’esistenza di un terzo re dello stesso nome, Akhtoy Nebkaura, è attestata soltanto da un peso proveniente dagli scavi a Er-Retaba e da una citazione in una delle poche opere di narrativa egizia giunte complete fino a noi, nella quale si racconta la storia di un contadino dell’oasi periferica dello Wadi Natrun, derubato del suo asino e di tutta la mercanzia mentre si recava a Eracleopoli. L’eloquenza con la quale il contadino sporse le sue lagnanze al signore del ladro fu tale che fu trattenuto perchè si potessero scrivere le sue suppliche, rimproveri e invettive onde divertire il sovrano. Nel Canone di Torino erano in origine registrati non meno di diciotto sovrani del medesimo casato, e il nome di Akhtoy ricorre due volte, sempre inaspettatamente preceduto da Neferkara, mentre gli altri nomi sono in parte cancellati, inidentificabili, o perduti.
XI Dinastia (1° parte) (2134 – 2050 a. C.) L’XI dinastia di origine diospolitana, o tebana, conta sedici re su un misero totale di 43 anni di regno. Mentre a nord governava la X dinastia degli Akhtoy il territorio tebano cominciava a primeggiare fra le province del Sud. Il merito di ciò va a un nobile ricordato in seguito come Inyotef il Grande, nato da Iku, e menzionato su una stele come “principe ereditario”. Fu lui evidentemente, il fondatore della linea dinastica che in base alla nostra classificazione sostituisce la XI dinastia, e lo si identifica con quel “principe ereditario Inyotef” della Tavola di Karnak che è compreso nel disordinato elenco di re dallo stesso nome. L’ipotesi più semplice è che un solo antenato portasse quel nome e in ogni modo è lecito pensare che un Inyotef ( Inyotef il Grande ) abbia soggiogato alcune regioni meridionali non appartenenti al territorio della sua capitale, senza però aver osato assumere il titolo e le prerogative sovrane. Il primo Inyotef ad avere il nome racchiuso in un cartiglio non ha lasciato monumenti a lui contemporanei e, salvo la citazione alquanto dubbia della Tavola di Karnak, è noto solo attraverso un importantissimo rilievo che risale al regno di Nebhepetra Menthotpe scoperto nel Tempio di Tod. Il monarca vi è raffigurato nell’atto di fare un’offerta a Mont mentre dietro di lui sta la dea locale Tjenenti. Questa è seguita da tre re, sicuramente i predecessori di Menthotpe in ordine inverso a quello cronologico, ognuno dei quali reca nel cartiglio il titolo e il nome di “Figlio di Ra Inyotef”. Il successore fu Wah-ankh. Né lui, né i suoi successori esitarono ad arrogarsi l’orgoglioso titolo di “Re dell’Alto e Basso Egitto”, sebbene ancora molti anni dovessero trascorrere prima ch’esso rispondesse a verità. Il re successivo fu un altro Si-Ra Inyotef, il quale adottò un nome di Horo che significava “Forte, signore di un Buon Inizio” (Nakht-neb-tep-nufe). Inyotef III fu l’ultimo re di questo nome per vari secoli, e tutto ciò che si sa delle sue imprese è che restaurò ad Assuan la tomba in rovina di un principe divinizzato chiamato Hekayèb. Inyotef III fu seguito dal primo dei vari faraoni che cambiarono il nome Inyotef con quello di Menthotpe che significa “Mont è soddisfatto”. E il dio locale aveva ragione di essere soddisfatto perché il lungo regno di Menthotpe I (cinquantun anni) vide, dopo molti anni di lotta, la riunificazione di tutto l’Egitto sotto il governo di un unico sovrano. Nulla di certo si sa sulle campagne militari con le quali Menthotpe I riconquistò la Doppia Corona, mettendo fine all’anarchia che aveva dato luogo a due governi separati, uno nel Nord e l’altro nel Sud. Con Menthotpe I si può considerare concluso il I periodo intermedio.
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