Chi è Babbo Natale?
La figura di Babbo Natale rappresenta il Natale “in persona”, tanto che ormai sembra impossibile pensare alla festa senza associarvi la sua immagine. È anche la bontà “in persona”, un donatore il cui unico obiettivo è quello di soddisfare i desideri dei bambini senza distinzione di sesso, provenienza e religione. Gli vengono indirizzate preghiere anche formalmente, attraverso lettere spesso spedite ad improbabili indirizzi e che lui immancabilmente ha l’incarico di soddisfare. Ogni anno sembra conquistare nuovi territori, con il suo faccione gioviale ed il suo immancabile cappello rosso.
Se quindi Babbo Natale è la personificazione del Natale contemporaneo, può essere interessante cercare di raccontarne la storia confrontandolo con altri “donatori” eccellenti. Sì, perché Babbo Natale, dalla sua prima comparsa fino ad oggi, ha proseguito il suo percorso fino a diventare un personaggio internazionale con caratteristiche diverse a seconda del paese di origine. Così, ad esempio, in Italia siamo abituati al “nostro” Babbo Natale (come pure i francesi al “loro”
Père Noël), raffigurato come una sorta di nonno bonario, senza alcuna severità, che dispensa i propri doni senza valutare i meriti e le colpe dei bambini, ma senza alcune importanti caratteristiche che erano invece tipiche dei suoi predecessori e che definivano in modo diverso la sua funzione educativa.
In passato, infatti, altre figure di donatori avevano accompagnatori che rappresentavano la parte severa del portatore di doni. La versione originaria olandese di Babbo Natale,
Sinter Klaas, era un San Nicola che girava per la città accompagnato da una figura cattiva, Pietro il Nero, il quale distribuiva verghe ai bambini che non si erano comportati bene.
Sinter Klaas aveva l’aspetto di un solenne santo ed era abbigliato con una tunica bianca bordata d’oro ed un mantello rosso, una mitra vescovile sul capo ed in mano un bastone pastorale. Molti sono stati i suoi accompagnatori mitologici: oltre a
Zwarte Piet (Pietro il Nero) in Olanda,
Père Fouettard (Castigamatti) in Francia,
Leutfresser (letteralmente “Il Cannibale”),
Pelz Nickel (Nick di pelliccia), il più noto è senza dubbio
Knecht Ruprecht (
Ruprecht il servo, qui sotto raffigurato), un personaggio appartenente alla mitologia germanica precristiana, con radici molto antiche, tanto da essere identificato con Odino, dio che si spostava volando dal mondo dei morti a quello dei vivi. Prima di diventare l’accompagnatore di San Nicola,
Ruprecht era una divinità dai tratti sfumati e complessi, da un lato spietato cacciatore e guerriero, dall’altro portatore di doni. Quest’ambigua figura, successivamente demonizzata dal Cristianesimo, si è quindi trasformata da divinità in orco cattivo.
Gli accompagnatori spaventosi di San Nicola distribuivano premi e punizioni, in modo più o meno esplicitamente correlato al comportamento tenuto dal bambino durante l’anno, a differenza del “nostro” Babbo Natale che ha perso ogni connotazione severa e delle creature fantastiche di molte leggende dell’Europa del Nord come elfi, folletti e gnomi che, nella maggior parte dei casi, erano figure benevole, ricordo di antichi spiriti della natura e divinità silvestri e che vivevano nelle fredde foreste. Nell’immaginario moderno questi piccoli e buffi esseri si sono trasformati in seguito nella manodopera di Babbo Natale, abitando nella sua fabbrica di giocattoli e lavorando sodo per accontentare tutti i bambini del mondo.
Sinter Klaas, il San Nicola originario della tradizione olandese, è poi diventato
Santa Claus negli Stati Uniti e nei Paesi anglosassoni. In Gran Bretagna, tuttavia, è popolare anche il nome di
Father Christmas, che deriva da un personaggio tradizionale inglese con origini più antiche e caratteristiche ben diverse da quelle di Babbo Natale.
Father Christmas (chiamato anche
Old Father Christmas oppure
Mr Christmas o ancora
Sir Christmas), infatti, compare, soprattutto nella letteratura del Settecento e dell’Ottocento, come una personificazione della stagione invernale, senza abiti particolari, normalmente con una lunga barba bianca o grigia, spesso con la testa coronata di foglie ed un bastone. È un re della foresta, un buontempone che non disdegna gli eccessi e che ama mangiare e bere; sono poi completamente assenti i riferimenti alla funzione di donatore e ai bambini. Con l’arrivo di
Santa Claus i due nomi furono per un certo tempo intercambiabili ma
Father Christmas ha poi perso le sue caratteristiche originarie per assumere definitivamente quelle di Santa Claus.
La figura del donatore, ma senza alcuna connotazione religiosa, è anche tipica dei Paesi dell’Est, come la Russia, e di quelli orientali, come il Giappone. Un caso emblematico è quello di Nonno Gelo, un personaggio tradizionale russo che fa visita alle famiglie dispensando doni. La sua figura trae origine da antiche leggende locali, in quanto è la personificazione del rigido inverno russo. Nonno Gelo viene rappresentato come un vecchietto dalla barba lunga, spesso con un ramo ghiacciato in mano che funge da scettro, vestito con un lungo abito generalmente azzurro o bianco ed accompagnato dalla giovane e bella nipote
Sneguroĉka (o
Snegurka), la “Fanciulla di Neve”, con la quale distribuisce i doni a Capodanno, invece che a Natale. Durante gli anni del regime sovietico questa tradizione fu sostenuta in contrapposizione a Santa Claus, a San Nicola e, nello stesso tempo, contro le influenze culturali americane e la religione ortodossa diffondendosi, proprio per l’influsso del comunismo, anche negli altri Paesi dell’Est, come Bielorussia, Bulgaria, Croazia, Estonia, Slovenia, Serbia.
Molto particolare, e per alcuni versi affine a Nonno Gelo, sebbene appartenente ad una cultura completamente diversa, è infine la figura di
Hoteiosho, una personaggio tradizionale nipponico che, nelle sembianze di un anziano signore, trasporta un enorme pacco pieno di doni ai bambini giapponesi, i quali pensano che
Hoteiosho abbia gli occhi anche dietro la testa, un po' come Giano bifronte, il dio del mese di gennaio, che guarda all’anno vecchio e a quello nuovo.
Anch’io, come lui, guardando a quest’anno che sta finendo e allo stesso tempo proiettandomi verso quello nuovo, ne approfitto per augurare a tutti voi, cari tavernieri, uno splendido Natale 2013, che è per me il primo insieme a voi della Taverna e dove mi piacerebbe trascorrerne ancora molti altri!
Buon Natale e a davvero presto,
Bemolle