Nel Napoletano, terra assai magica da lunga data, la credenza nel folletto, chiamato «
Munaciello», è tuttora ben radicata ed assume le forme più varie e curiose:
T.C. Dalbono, nella sua opera «
Le Tradizioni Popolari», del 1845, osservava che ben poche tradizioni possono vantare una diffusione e una popolarità pari a quella del Munaciello. «A quale vecchietto o vecchietta del nostro volgo potreste nominare il ‘monacello’ senza udirne contare prodigi? Qui s’incontra neppure la consueta difformità di pareri, e a quanti farete inchiesta di questo spiritello, tutti vi diranno che è il folletto abitatore delle case remote, che si annunzia col far mille dispetti e si diletta a fracassar le porcellane racchiuse negli armadi e rovesciare a terra quanti piatti sono su per le scansie della cucina.» Tra i caratteri distintivi del monacello c’è quello di tirare sassi, e mostrarsi la notte fonda, penetrando a porte chiuse in casa. Questo spirito, a forma di gnomo, si posava sul petto della persona addormentata, quasi sempre donna, e il suo peso (non si è mai capito che peso poteva avere uno spirito) ma non gli consentiva la respirazione regolare e ritmica.
Questo malessere era il segno della presenza del monacello, si diceva anche che avesse un carattere molto scherzoso a volte, divertendosi a fare il solletico nei piedi.. mentre i suoi occhi spargono una luce rossiccia ed è celerissimo nella fuga. Dell’esistenza del monacello erano convintissimi i pastori ed i guardiani che dormivano nelle masserie. Raccontavano, senza saperlo spiegare, che molte volte al mattino nelle stalle trovavano le code delle giumente annodate a forma di treccia. Lo stesso grande ermetista napoletano
G. Kremmerz, si è interessato a questo spiritello di stampo partenopeo, riguardo al quale, sulla sua importante rivista «
II Mondo Secreto », ebbe a scrivere in questi termini: «…sotto il nome di ‘
Monaciello’, l’ignoranza della buona gente confonde molte manifestazioni occulte attribuibili a differenti cause che, una per una, nei singoli casi, meriterebbe un esame speciale. Perciò il voler caratterizzare con uno studio speciale tutti i fenomeni straordinari legati a questi esseri, come i più creduli insistono, è indegno della gente che studia serenamente il Mondo occulto.[...]. Questi esseri hanno passioni come gli uomini; amano, odiano, sono benefici e possono diventar malefici. Una volta che cominciano a manifestarsi ad una persona o ad una famiglia l’odio o la simpatia loro si manifesta immediatamente…
Questo però universalmente nel mondo degli uomini e non solamente in Italia o a Napoli, dove prendono il nome di Monaciello dalla costante o quasi costante loro apparizione in forma di frati. I Chabblers del nord Europa non sono che questi stessi esseri che nel sud d’Italia pigliano tal nome. Il Christian, degli Chabbiers racconta che secondo la tradizione del paese di Galìes ogni buona donna deve assolutamente guardarsi dal maledire uno di questi spiriti o di fare il segno della croce secondo i cattolici perché l’incantesimo sarebbe rotto e lo spirito fugato; mentre il segno della croce, i requiem, le avemarie, non fanno scappare i monacielli di questi paesi, ciò che significa che gli esseri del mondo plastico invisibile prendono anche la religione del paese in cui scorrazzano, ma benefici sempre per coloro che sono discreti…
Questi monacielli sono, in proporzioni diverse, tal quale si immaginano le fate dai contemporanei, tal quale sono le fate per chi le ha viste. Donano o distruggono. Sembrano raccontini per i fanciulli tutti questi eppur non sono che storie reali e più frequenti di quanto ordinariamente non si creda. [...]». Il nome «Munaciello», deriva in effetti dal tipico aspetto di questo folletto, che appare appunto «come un nanetto vestito da frate, con fibbie d’argento ai sandali e lo zucchetto rosso (detto «
scazzetella») in capo».
Si ritiene che chi riesce ad impossessarsi di questo caratteristico copricapo, sia molto fortunato; un po’ come chi riuscisse a trovare la fine dell’arcobaleno, dove secondo una poetica leggenda popolare dovrebbe essere nascosta una bella pentola di monete d’oro! Tuttavia l’impresa non è affatto facile, sia perché lo spiritello appare assai raramente, sia perché, se il colpo dovesse fallire, il Monaciello si vendicherebbe inesorabilmente dell’incauto, sacrilego ladruncolo. In ogni modo, a quel che si dice nella penisola sorrentina, chi fosse in grado di rubargli il berretto, potrebbe facilmente vedersi offrire quale riscatto, «molto denaro o addirittura un tesoro».
Sempre sui monacelli, questo è un brano di
Carlo Levi che ne fa una dettagliata descrizione:
«I
monachicchi sono degli esseri piccolissimi e allegri, corrono veloci qua e là, e il loro maggiore piacere è di fare ai cristiani ogni sorta di dispetti. Fanno il solletico sotto i piedi agli uomini addormentati, tirano via le lenzuola dai letti, buttano sabbia negli occhi, rovesciano bicchieri pieni di vino, si nascondono nelle correnti d’aria e fanno volare le carte, e cadere i panni stesi in modo che si insudiciano, tolgono la sedia di sotto alle donne sedute, nascondono gli oggetti nei luoghi piu’ impensati, fanno cagliare il latte, danno pizzicotti, tirano i capelli, pungono e fischiano come zanzare. Ma sono innocenti.. i loro malanni non sono mai seri, hanno sempre l’aspetto di un gioco, e per quanto fastidiosi, non ne nasce mai nulla di grave.
Il loro carattere e’ una saltellante e giocosa bizzarria, e sono quasi inafferabili.
Portano in capo un cappuccio rosso, più grande di loro, e guai se lo perdono, tutta la loro allegria sparisce ed essi non cessano di piangere e di desolarsi finchè non l’abbiano ritrovato. Il solo modo di difendersi dai loro scherzi e’ appunto di cercare di afferrarli per il cappuccio.. se tu riesci a prenderglielo, il povero monachicchio scappucciato ti si butterà ai piedi, in lacrime, scongiurandoti di restituirglielo. Ora, i monachicchi sotto i loro estri e la loro giocondità infantile, nascondono una grande sapienza, essi conoscono tutto cio’che c’è sotto terra, sanno il luogo nascosto dei tesori.
Per riavere il suo cappuccio rosso, senza cui non può vivere, il monachicchio, ti prometterà di svelarti il nascondiglio di un tesoro. Ma tu non devi accontentarlo fino a che non ti abbia accompagnato.. finchè il cappuccio è nelle tue mani, il monachicchio ti servirà, ma appena riavrà il suo prezioso copricapo, fuggirà con un gran balzo, facendo sberleffi e folli salti di gioia, e non manterrà la sua promessa. Questa specie di gnomi o di folletti si vedono frequentemente, ma acchiapparli è difficilissimo..»
LA NOTTE DEL MONACELLOIn una masseria accadevano cose strane. In piena notte si udivano i cavalli, rinchiusi nella stalla, nitrire e battere gli zoccoli sul pavimento. Una notte, Filippo, il massaro, decise di nascondersi nella stalla e spiare tutto ciò che succedeva all’interno di essa. Ben presto si addormentò per la stanchezza ma fu subito svegliato dalle bestie che iniziarono ad agitarsi. Tentò di sollevarsi ma un forte peso allo stomaco gli impedì di mettersi in piedi. Cercò in tutti i modi di alzarsi ma non ci riuscì. Dopo tanta agitazione riuscì a calmarsi e si ricordò di una storia narratagli dalla nonna di una vicenda molto simile causata da un "monacello". Doveva a tutti i costi prendergli il cappuccio rosso per averlo in suo possesso!Appena sentì quel forte peso sullo stomaco, come un fulmine, afferrò un pezzo di stoffa al livello dello stomaco ma, alla luce della lampada, si accorse che era solo un pezzo della sua camicia. Filippo, comunque, si sentiva liberato da quella morsa e andò a dare una occhiata ai cavalli e… cosa molto strana, tutti avevano delle treccine alla coda! Erano così perfette che solo il monacello sarebbe stato in grado di poterle fare!