Questo racconto fa parte del ciclo di re Artù...
Accadde che durante la caccia al cervo il re lasciò i suoi sudditi per inseguire un cervo. Attraversando i boschi, Artù seguì la preda, addentrandosi nel profondo di una silenziosa radura, in cui imponenti alberi impedivano di vedere e sentire i compagni. Colpì il cervo con una sola freccia.
In quel momento, uscì fuori dalle tenebre del bosco uno straniero, un cavaliere armato di tutto punto.
"Benvenuto" disse ad Artù. "Questo bosco è di mia proprietà. Voi l'avete violato e ora la vostra vita è perduta".
Impassibile, re Artù esaminò in silenzio lo straniero per alcuni minuti. Poi disse: "Come vi chiamate, cavaliere?"
"Sono il Figlio del Giorno d'Estate".
"Allora lasciatemi dire, signore, che voi siete armato e io no. Se voi mi uccidete nelle condizioni in cui sono, anche il vostro onore morirà. Voglio concludere un affare con voi. In cambio della mia vita, vi concederò qualunque cosa vogliate".
"Molto bene, sire" disse il cavaliere. "Allora, ecco le mie condizioni. Ora ci lasceremo. Voi ritornerete qui disarmato solo in questo giorno del dodicesimo mese, recando la risposta a questa domanda: CHE COS'E' CHE LE DONNE DESIDERANO? Se non siete in grado, allora perderete la vita". Detto questo lo straniero scomparve tra gli alberi senza aggiungere altro.
Artù riflettè su quell'incontro. La sua vita dipendeva da un indovinello licenzioso, posto da un essere che era certamente di un altro mondo.
Tuttavia, non fu l'unico incontro misterioso di quella giornata. Quando ebbe finito con il cervo e segnalato dove si trovava ai suoi cacciatori, si allontanò dal bosco e fu ancora una volta avvicinato da una creatura.Apparve una donna, che sembrava fuoruscita dai vapori della terra: indossava una veste di seta e cavalcava un bel destriero, ma la sua figura era raccapricciante che il cuore di Artù si contrasse dalla pietà.
"Signora, buon giorno" disse il re.
"Dio vi benedica, sire" ribattè prontamente quella "Io sono Madame Ragnell. Ho la risposta all'indovinello del Figlio del Giorno d'Estate. Solo io la possiedo. La mia parola può salvarvi la vita e dietro ricompensa ve la dirò".
"Che cosa desiderate?"
"Che se io vi do la saggezza, voi mi diate il cavaliere Galvano come marito".
Questo era assurdo, Galvano era uno dei più importanti guerrieri di Artù, ineguagliabile per coraggio e cortesia, insuperabile in battaglia e in grazia a corte.
Non era l'uomo che potesse legarsi a una strega, disse Artù con tutta la gentilezza di cui era capace.
Madame Ragnell scrollò le spalle cadenti: "Persino un gufo ha una compagna e io ho scelto per me Galvano. Quando il tempo della vostra sfida sarà prossimo io verrò da voi, a corte, per sentire la vostra risposta". Girò bruscamente il cavallo e, in un istante, scomparve.
Nei diversi mesi successivi, Artù non disse nulla del bizzarro incontro nella foresta. Quando si avvicinò il tempo della prova, gli fu chiaro che avrebbe realmente perso la vita e allora raccontò al suo consiglio privato l'intera questione. I consiglieri la considerarono un macabro divertimento, pensando alla sciocchezza dell'indovinello, a Galvano accoppiato a una strega. Galvano stesso però li zittì.
"Sposerò la strega" disse. Niente avrebbe potuto dissuaderlo.
Ignorò le risate dei compagni e, alle proteste del re, rispose che pochi matrimoni erano felici e quello era preferibile alla morte del suo re.
Il giorno dell'incontro si avvicinava. Madame Ragnell apparve a corte, come aveva promesso. Fu ricevuta con disprezzo dai cortigiani e con cortesia da Galvano.
Costui non indietreggiò quando la megera toccò le maniche della sua veste, con le mani nodose; poi la condusse dal re, adeguando il suo lungo passo all'andatura insicura di lei.
Quando l'ebbe lasciata al cospetto di Artù, uno dei suoi compagni cavalieri sputò in terra e disse schifato: "Galvano, quella è una creatura orribile"
"Non devi parlare in questo modo di lei" rispose gentilmente Galvano. Dopo quell'affermazione, nessuno dei sudditi di Artù osò parlare male di Madame Ragnell.
Che risposta Artù diede all'indovinello, nessuno lo seppe. Comunque era quella giusta: il re tornò illeso dall'incontro con il Figlio del Giorno d'Estate. L'affare era concluso.
Ora il prezzo era pagato. Nel grande salone a Carlisle, sir Galvano portò con sè Madame Ragnell, la quale arrancava lentamente accanto a lui, mormorando e ridacchiando tra sè.
Davanti ai cortigiani, scambiò con lei la promessa di matrimonio e non diede alcun segno che la donna non fosse di suo gradimento, sia allora che durante i festeggiamenti che seguirono, durante i quali la megera si portava il cibo alla bocca con le mani unte e lo inghiottiva rumorosamente.
Apparentemente incurante di ciò, Galvano durante il banchetto parlava gentilmente con la moglie.
Per la maggior parte del tempo, la strega lo ascoltava in silenzio, intenta a mangiare.
Alla fine si appoggiò alla panca, con il viso rosso e unto. Guardando il tavolo della corte di Artù, disse con voce incerta:"Per tua fortuna, Galvano, io sono una donna bellissima, poichè tu hai dimostrato buona volontà". Fece una risatina rauca.
Galvano però, sempre cortese, sorrise solamente. Poi si alzò e aiutò Madame Ragnell a fare altrettanto.
Diede il suo braccio alla megera e la condusse nella camera nuziale.
Quando furono nuovamente soli, ella guardò sospettosa il suo giovane marito e disse: "Dovete rispettare la promessa. Dormire con voi è mio diritto e io ve lo chiedo".
"Signora, io sono un vero marito". E le diede le spalle per togliersi la spada.
Quando Galvano tornò a voltarsi, la megera era scomparsa. Accanto al letto vi era una donna esile come un fuscello, una nuvola di capelli neri incorniciava il suo dolce viso di fanciulla e i suoi occhi neri brillavano.
Il cavaliere fece cadere la spada e si inchinò a terra. "Chi siete?" sussurrò.
La splendida fanciulla rispose, sorridendo;"Vostra moglie, naturalmente, Galvano".
Mentre il cavaliere la fissava, proseguì:"Sono vittima di un incantesimo e le condizioni della magia dipendono da voi. Potete vedermi sotto questo aspetto quando siamo soli e come una strega quando c'è qualcuno. Oppure posso apparire bellissima agli occhi della corte e brutta dinanzi a voi. Scegliete, dunque, marito".
"Perbacco, signora" disse Galvano "questa è una scelta difficile. Io posso perdere l'onore agli occhi della corte o il piacere dell'amore".
"Dovete decidere" replicò Madame Ragnell.
Il giovane marito riflettè un momento e poi scosse la testa. "Mia cara, fate come desiderate, do a voi la scelta e il mio cuore".
Madame Ragnell lo abbracciò e disse: "Avete risposto giustamente secondo quanto aveva previsto l'incantesimo che mi ha colpito. Il mio destino era di vivere come una strega finchè il più grande cavaliere di Bretagna non mi avesse sposato e mi avesse dato la libertà di scelta. Sono una vera donna, Galvano, e questo sarà il mio corpo per sempre".
Poi soffiò sulla candela e il buio avvolse quella stanza d'amore.
Quando venne il mattino e il sole illuminò la camera, Galvano si chinò per ammirare la moglie; lei aprì gli occhi e gli sorrise.
"L'indovinella che il Figlio del Giorno d'Estate fece al re" le chiese "qual era?".
"Egli domandò ad Artù che cosa desiderano di più le donne".
"E qual è la risposta?".
"Il dominio sugli uomini" disse Madame Ragnell con un sorriso.
La donna visse con Galvano per cinque anni e gli diede un solo figlio, Gingalin, che divenne un guerriero forte come il padre.
La bellezza della moglie non svanì mai ma, come i bambini delle razze antiche non potevano sopravvivere a lungo tra i mortali, così ella morì molto giovane. Galvano la pianse per tutta la vita.
tratto dal forum "la Cascata Magica"