Attilio era un giovane molto spendaccione e con poca voglia di lavorare e, dal momento che spesso arrivava a trovarsi senza soldi prima della fine del mese, iniziò a escogitare espedienti su come fare a far spendere quelli degli amici anziché i suoi. Finché un giorno vide un amico di nome Leopoldo con la faccia contenta di chi ha fatto un 13 e incuriosito iniziò a indagare e gli chiese apertamente cosa fosse successo.
- Sapessi! - Rispose Leopoldo - l'altro giorno appena finito di piovere ero andato al lago per pescare, quando sotto l'arcobaleno trovai per terra dietro un albero, un minuscolo capellino rosso e uno strano omino che mi correva incontro dicendomi di esserne il legittimo proprietario e, dal momento che sia a chi gli trova il cappello che a chi glielo sfila lui deve fargli un bel dono, in cambio della restituzione mi ha dato un cesto pieno di oro!
- Però! - Rispose Attilio eccitato per quanto fosse successo all'amico.
La sera seguente, quando Attilio andò a letto non dormì, anzi continuò a fare su e giù per la stanza e a dirsi: - dunque folletto , arcobaleno , pioggia, oro, folletto, oro... Quell'oro deve essere mio! Ho trovato! - alla fine esclamó esausto.
Il giorno dopo, Attilio invece che andare a lavoro, rimase a casa a costruire una scatoletta delle stesse dimensioni che Leopoldo aveva asserito essere quelle del folletto.
Fino a che, dopo una settimana, Attilio proprio mentre aveva appena incominciato a piovere, decise di uscire, scontrandosi così con Leopoldo, che salutò tutto frettolosamente, gridando dalla gioia di dover andare a pesca!
(È vero ma in realtà si deve sapere che non voleva andare a pescare pesci ma a pesca di un folletto). Comunque, mentre giunse al lago, stava iniziando a smettere di piovere e Attilio iniziava a perdere le speranze, quando vide un folletto avanti all'arcobaleno, così con mano decisa gli sfilò il berretto rosso.
- Hei che fai! Ridammelo, è mio! Se me lo ridai ti farò ricco! -
Ma Attilio aveva già un piano, così mettendo il berretto nella scatola, disse: - te lo darò dopo che mi avrai dato il regalo! -
Il folletto con tutta fretta salì sull'arcobaleno e portò come promesso la ciotola con l'oro ma invece che ricevere il berretto, finì nella scatola, che fu riaperta più volte alla fine di ogni pioggia. Un giorno il folletto, stufo di essere usato, invece che portare l'oro, colorò dei sassi d'oro, facendo in modo che l'inganno fosse noto a tutti tranne che a Attilio.
Attilio non capiva perché tutti ogni volta che tentava di pagare con quelle che credeva pepite d'oro, veniva cacciato in malomodo e il folletto se la rideva.
Ma un giorno il folletto, decise di fargli capire che nella vita le cose vanno meritate, guadagnate e sudate, e che a ogni buona azione corrisponde una buona azione.
Così disse: - sentì facciamo un patto, se mi ridai la libertà io ti do il potere di trasformare tutto in oro senza limiti -
Attilio accettò senza farselo ripetere su due volte, ma presto se ne pentì perché proprio tutto diventava di oro e non poteva neanche più cibarsi o bere l'acqua.
Attilio, da prima contento, iniziò a piangere per la disperazione e a dire: - mai più vorrò avere più di quanto possa avere, mai più! Darei qualsiasi cosa pur di tornare indietro e non avere questo stupido dono! -
Il folletto tutto soddisfatto chiese: - sei proprio sicuro? -
- Si - rispose Attilio. Ebbene sia. L'indomani Attilio si svegliò come nulla fosse successo dal giorno del suo incontro col folletto. Convinto si trattasse solo di un brutto sogno, andò tutto contento a lavoro, poi andò a pescare iniziò a piovere e questa volta, quando trovò il capellino rosso dal folletto, non volle nulla se non solo la sua amicizia che, si dice in giro, duri ancora tutt'ora. Come tutte le favole la morale c'è.
(Fiaba scritta da Alessandra Garzillo)